Raffica di patteggiamenti, lo chiede anche Marchese

di Giorgio Cecchetti wVENEZIA Sono ormai più di dieci gli indagati che stanno cercando l'accordo con i pubblici ministeri Paola Tonini e Stefano Ancilotto per patteggiare e uscire dal processo sul Mose prima ancora che la Procura chieda il giudizio immediato per gli arrestati, come sembra intenzionata a fare. E le dimissioni dal Consiglio regionale che l'ex esponente del Pd Giampietro Marchese ha formalizzato con la sua lettera al presidente Clodovaldo Ruffato sono una delle condizioni per arrivare ad ottenere il via libera dai rappresentanti dell'accusa dopo l'interrogatorio in cui ha parzialmente ammesso le sue responsabilità. Il difensore di Marchese, l'avvocato rodigino Francesco Zarbo, infatti, ha formalizzato ieri la richiesta, immediatamente dopo le dimissioni del suo cliente, per una pena di undici mesi di reclusione e ora attende il consenso dei pubblici ministeri. Intanto, la presidenza del Consiglio regionale ha già messo all'ordine del giorno della prossima assemblea, quella del 29 luglio, le dimissioni di Marchese, che verrà sostituito dal consigliere del Pd di Portogruaro Alessio Alessandrini. Marchese è agli arresti domiciliari con l'accusa di finanziamento illecito al partito: in particolare deve rispondere di aver incassato per la campagna elettorale regionale del 2010 58 mila euro dalle cooperative rosse che lavoravano per il Consorzio Venezia Nuova e per aver ricevuto per altre campagne elettorali, dal 2005 al 2012 tra i 400 e i 500 mila euro dalla cooperativa San Martino di Chioggia. In un interrogatorio della scorsa settimana, Marchese avrebbe confessato almeno in parte di aver incassato questi contributi illeciti. «Abbiamo già ottenuto il consenso dei pubblici ministeri per il patteggiamento» dichiarato l'avvocato Antonio Franchini, difensore tra l'altro degli imprenditori chioggiotti Mario e Stefano Boscolo Bacheto della San Martino. Due anni di reclusione e dovranno versare 670 mila euro all'Erario: questa la pena per i due che comunque dovrà passare al vaglio di un giudice dell'udienza preliminare, presumibilmente dello stesso che ha respinto il patteggiamento per il sindaco di Venezia, il giudice Massimo Vicinanza. Ma in questi giorni sono numerosi gli avvocati che hanno chiesto appuntamenti con i rappresentanti della Procura per trovare un accordo. Tra questi gli imprenditori di Chioggia Dante e Gianfranco Boscolo Contadin, il romano Stefano Tomarelli della «Condotte d'acqua», il cavarzerano Franco Morbiolo, l'ex presidente del Magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta e altri ancora. Ieri, intanto, il Tribunale dei ministri con l'interrogatorio di William Colombelli ha concluso la prima fase dell'istruttoria che porterà il presidente Monica Sarti e i giudici Priscilla Valgimigli e Alessandro Girardi ad affermare se la notizia di reato che riguarda l'ex ministro Altero Matteoli sia fondata o meno. Colombelli, collaboratore di Piergiorgio Baita e amico di Claudia Minutillo, avrebbe in qualche modo concorso a pagare una tangente all'ex ministro per quanto riguarda i lavori di bonifica e marginamento a Porto Marghera, ma ieri si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere, visto che anche lui in questa vicenda è indagato per corruzione. Il Tribunale si riunirà dopo il 15 settembre per decidere sulla richiesta di incidente probatorio per Giovanni Mazzacurati chiesta dai difensori di Matteoli.