Il medico: rischio elevato per cardiopatia e diabete

PADOVA È una relazione dettagliata, quella firmata dal cardiologo Giulio Melisurgo, dirigente medico del San Raffaele di Milano; convocato all'ospedale di Este per un consulto, lo specialista ha visitato accuratamente Giancarlo Galan, esaminandone la cartella clinica e concludendo che si tratta di un paziente soggetto a «cardiopatia ipertensiva e diabete con controllo subottimale, attualmente affetto da trombosi venosa profonda in esiti di trauma inferiore sinistra». Il rapporto, inviato al presidente della Camera Laura Boldrini ed al tribunale i Venezia, fa riferimento alle condizioni di partenza del degente - 58 anni, 190 cm di altezza e 120 chilogrammi di peso - evidenziandone i fattori di rischio: «Ipertensione, dislipidemia, diabete tipo II in terapia con insulina ed ipoglicemizzanti orali (compenso subottimale, Hb glicata 7,9%), ex fumatore». Lessico un po' criptico per i non addetti ai lavori, che diventa esplicativo nel delineare il percorso successivo: «In anamnesi patologica si segnala cardiopatia intensiva; sintomatico per sporadici episodi di tachicardia. Asintomatico per angina». Poi, l'evento accidentale e le complicanze: «In data 7 luglio, trauma distorsivo, condizionante frattura composta di malleolo peroneale, con necessità di valva gessata; in data 10 luglio, diagnosi di trombosi venosa profonda (trombosi occlusiva di vena soleale al terzo medio della gamba sinistra), in corso di terapia anticoagulante profilattica». Ancora, dal ricovero nell'Unità Coronarica di Este (per accertamenti ematochimici, Ecg, ecocardiogramma, rx torace) che hanno escluso l'embolia polmonare, al successivo trasferimento nel reparto di Medicina per l'«ottimizzazione della terapia anticoagulante e antidiabetica»; lunghissimo elenco dei farmaci prescritti mentre, alla luce dell'esame obiettivo, Giulio Melisurgo conclude sottolineando «l'elevato profilo di rischio» proprio di Galan e consiglia ulteriori approfondimenti diagnostici. Tant'è. Oggi i difensori del parlamentare, gli avvocati Antonio Franchini e Niccolò Ghedini, consegneranno copia della relazione al giudice per le indagini preliminari Andrea Scaramuzza e rinnoveranno la richiesta di conversione della custodia cautelare in carcere in arresti domiciliari all'ospedale, sostenendo che le condizioni di salute del loro assistito - che richiedono cure costanti e convalescenza in un regime di immobilità - sono del tutto incompatibili con la detenzione. Non è la prima istanza del genere: la settimana scorsa, il magistrato che indaga sullo scandalo Mose aveva ricevuto l'identica richiesta dai penalisti, rigettandolacon un «non luogo a procedere», in attesa che la Camera si pronunciasse sull'autorizzazione all'arresto, e informando della decisione l'ufficio di presidenza di Montecitorio. «Al di là del merito, un atto di assoluta correttezza del tribunale nei confronti del Parlamento», il commento di Ignazio La Russa, presidente della Giunta per le autorizzazioni ed emblema dell'imbarazzo che attraversa ampi settori del centrodestra a fronte di un'inchiesta clamorosa che poggia su basi non effimere. Filippo Tosatto