Da Ecofin sì al binomio crescita-riforme

di Lorenzo Robustelli wBRUXELLES Un commissario agli Affari economici socialista. La novità del giorno ieri a Bruxelles l'ha portata il candidato alla guida della Commissione Jean-Claude Juncker incontrando il gruppo socialista al Parlamento europeo, presieduto dall'italiano Gianni Pittella. Nelle stesse ore un altro italiano, Pier Carlo Padoan, ministro dell'Economia, presiedeva il vertice dei ministri delle Finanze dei Ventotto, e otteneva l'approvazione dei colleghi al programma di lavoro del semestre, che si concentra su: trovare il modo di rilanciare la crescita e l'occupazione. In audizione davanti ai deputati socialisti Juncker ha tentato di rimediare alla frattura creata dal capogruppo popolare, il tedesco Manfred Weber, che a Strasburgo, anche alla presenza di Matteo Renzi, aveva insistito sulla necessità di rispettare le regole per non indebolire il patto di stabilità. «Il patto non andrà modificato ma applicato con sensibilità», corregge il tiro Juncker, ammettendo che «serve flessibilità perché il treno europeo non deragli». «La designazione di un commissario socialista all'economia è una buona notizia», commenta subito dopo Pittella, che ancora tiene una parvenza di riserva sul voto di fiducia a Juncker. Anche perché i "socialisti" in Europa non sono tutti uguali, se il nome dovesse essere quello dell'attuale presidente dell'Eurogruppo, il laburista olandese Jeroen Dijsselbloem allora sarebbe forse più vicino alle posizioni socialiste un popolare greco o portoghese. Tra i candidati c'è anche il francese Pierre Moscovici, ma lui sembra più interessato ad avere il Mercato interno, posizione dalla quale non sarebbe costretto, tra l'altro, a dire troppi "no" a François Hollande. «Sono pronto ad assumermi responsabilità a livello europeo - ci dice - non sono in campagna ma mi preparo. Questo non è un mistero». Tornando a Juncker, Pittella ha insistito che «serve anche l'impegno ad assicurare il miglior uso della flessibilità già contenuta nel patto di stabilità e su questo mi pare ci sia un'apertura positiva da parte del candidato presidente». La flessibilità è stata invece al centro della conferenza stampa dopo il primo Ecofin presieduto da Padoan. Durante la riunione, in realtà, si è parlato d'altro, del programma di lavoro di questi sei mesi messo a punto dall'Italia e, recita il comunicato conclusivo, «il Consiglio sostiene gli obiettivi indicati dalla presidenza italiana di sostenere la crescita e l'occupazione, in uno sforzo comune di riforma» e poi ribadisce l'opportunità di «fare il miglior uso della flessibilità che è già inclusa nel Patto di Stabilità e crescita», così come scrissero i capi di governo a fine giugno. Una buona cosa, ma in realtà è quasi un niente per l'Italia che lavora alacremente a cercare spazi di flessibilità per poter sostenere gli sforzi per la crescita. Padoan è costretto ad ammettere che «la flessibilità è all'interno della struttura di regole esistente, dove è già presente. Quel che stiamo facendo – spiega – è capire cosa questo vuol dire nella pratica». Si cercano cioè interpretazioni, ma una cosa è chiara, dice il ministro: «Le riforme vanno implementate e implementarle richiede un po' di tempo. Certo – aggiunge rivolgendosi probabilmente anche al Parlamento italiano – il profilo temporale può influenzare il giudizio sul paese che fa le riforme». Come dire: dobbiamo sbrigarci. ©RIPRODUZIONE RISERVATA