Padre Zanotelli: Chiesa alternativa all'impero dei soldi
PADOVA Candido Cannavò non aveva esitato a inserirlo tra i suoi «pretacci», ovvero nella galleria di quei sacerdoti (come don Luigi Ciotti e don Albino Bizzotto, solo per citarne un paio) che portano e vivono il Vangelo sul marciapiede.E che padre Alex Zanotelli, trentino di Livo, 76 anni il prossimo 26 agosto, abbia metabolizzato il Nuovo Testamento lo si capisce sfogliando il suo nuovo volume «Il Dio che si svuota. Filippesi: una comunità alternativa all'Impero», da ieri in libreria per i tipi dell'Editrice Missionaria Italiana. Padre Zanotelli propone una nuova lettura della Lettera ai Filippesi di San Paolo, nella prospettiva offerta dal biblista anglicano Nicholas Thomas Wright. «Paolo fondava comunità», afferma il missionario comboniano, che dopo dodici anni nell'inferno della baraccopoli di Korogococho, in Kenya, oggi lavora nel quartiere Sanità di Napoli, «che erano alternative al sistema imperial-romano a livello economico, politico, sociale, culturale e antropologico. Oggi la grande sfida della missione è vissuta dentro il più grande impero della storia, un impero mondiale: l'impero del denaro. Questa sfida sarà vinta se la missione imparerà la strada del "Dio kenotico" (cioè svuotato, ndr) e del "Gesù kenotico", delle piccole comunità alternative all'Impero, e dell'impegno per la giustizia, la pace e l'integrità del creato». Il libro di padre Zanotelli arriva a pochi giorni dalla festa per il 50° di sacerdozio, che il comboniano ha celebrato domenica al Tempio Votivo di Verona. Sono 32 i superstiti di quel gruppo di 56 missionari che furono ordinati sacerdoti il 28 giugno 1964 dal cardinale Gregorio Pietro Agagianian. In 25 si sono ritrovati a Limone sul Garda per una "tre giorni" di preghiera e di raccoglimento. Il 17 giugno, invece, padre Zanotelli ha ricevuto a Napoli il premio per la pace intitolato a Nelson Mandela. «Napoli», ha detto il religioso trentino, «è la città simbolo del Sud che paga lo scotto del cosidetto sviluppo del Nord. Per questo l'ho scelta, e in particolare il quartiere Sanità, perché anche qui, come a Nairobi, dove a quattro chilometri dalla baraccopoli c'è un quartiere di splendide ville, ci sono due città che non si vogliono incontrare». Questo, infine, il suo messaggio sulla camorra: «Non serve più parlare di legalità, dobbiamo parlare di giustizia sociale e ambientale». Claudio Baccarin