Renzi: «Rispetto nella Ue, ora correre»
di Maria Rosa Tomasello wROMA Per Matteo Renzi la missione europea è stata un successo e al ritorno dal vertice di Bruxelles lo ribadisce: «Abbiamo fatto capire che siamo un Paese forte, che non va con il cappello in mano ma si fa rispettare. Adesso però - sottolinea - la palla è nel nostro campo: tocca a noi fare le riforme se vogliamo la flessibilità». Dunque bisogna «correre»: «E spero che ora sia chiaro perché abbiamo modulato sui mille giorni l'impegno: è l'orizzonte di cui necessitiamo». Il sottosegretario Graziano Delrio parla di «vittoria di un'Europa che vuol cambiare direzione, concentrarsi di più su crescita e occupazione» dopo l'era del rigore. E il «miglior uso della flessibilità» frutto dell'intesa italo-tedesca, spiega, significa che «quando un Paese come l'Italia ha un avanzo primario e un deficit strutturale secondo solo alla Germania, e ha fatto riforme profonde può pagare il debito in un lasso di tempo più lungo», tenendo da parte risorse per la crescita. Ottenuto il «rispetto» dei partner e incassate le dichiarazioni d'intenti della cancelliera tedesca Angela Merkel sull'applicazione del patto di stabilità anche «nelle flessibilità», l'Italia però non raccoglie quanto sperato. Non c'è solo il "no" allo slittamento del pareggio di bilancio dal 2015 al 2016: la raccomandazione che conclude il vertice inasprisce addirittura le indicazioni di inizio giugno, chiedendo a Roma di «assicurare il progresso» verso il pareggio già nel 2014. Una correzione dei conti che potrebbe costare agli italiani una manovra autunnale da 25 miliardi. Dentro il Pd tuttavia c'è ottimismo: «Le aperture su flessibilità e i parziali cambiamenti di Frontex saranno priorità anche durante il semestre europeo a guida italiana» dice Simona Bonafè, mentre per Alessandra Moretti «prima i documenti li subivamo, ora li scriviamo». Sul fronte opposto Renato Brunetta attacca il premier: «Renzi torna buggerato e felice. Una beffa per l'Italia ma con promesse d'amore della Merkel: risultati pratici, neppure una capocchia di spillo - accusa il capogruppo di Forza Italia alla Camera - La verità è che tutti gli spazzi di flessibilità il premier li ha usati per il suo imbroglio degli 80 euro». Ma anche tra i democratici c'è chi è pessimista, come l'ex sottosegretario Stefano Fassina: «Le conclusioni del vertice «sono preccupanti e inadeguate». Per il governo intanto si aprono i giochi delle nomine. Lunedì si deciderà se e chi mandare a Bruxelles fino a ottobre al posto del commissario uscente Antonio Tajani: l'ipotesi è quella di un tecnico, l'ex ambasciatore Nelli Feroci o l'ex ministro Enzo Moavero. Ma la vera partita è quella che si giocherà il 16 luglio, data del voto a Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione e del vertice che dovrà scegliere i big della Ue, un summit a cui la Gran Bretagna, dopo la battaglia persa su Juncker, arriva con il peso di quella che la stampa inglese definisce «una umiliazione storica», «un passo verso l'uscita dall'Europa». Per la presidenza del Consiglio, Renzi ha già escluso una candidatura di Enrico Letta, perché costringerebbe Mario Draghi a lasciare la Bce. Per la poltrona di capo della diplomazia europea resta in corsa invece Federica Mogherini se dovesse essere una donna, mentre se si sceglierà un uomo il nome è quello di Massimo D'Alema. ©RIPRODUZIONE RISERVATA