«Meglio fare il processo così sapremo la verità»

di Mitia Chiarin wVENEZIA La notizia che, per Giorgio Orsoni, si chiude la porta del patteggiamento e si apre quella del processo ha sorpreso ieri il mondo politico veneziano, fortemente scosso dalla tangentopoli del Mose che ha messo in crisi sia il centrosinistra che il centrodestra. «Le questioni processuali avranno il loro corso e l'ex sindaco potrà spiegare tutto, mi auguro nel miglior modo», dice Marco Stradiotto segretario provinciale del Partito Democratico. Ma, dice Stradiotto, la lezione per la politica è evidente. «Quel tipo di finanziamenti , anche se leciti e legittimi, non sono opportuni e chi fa attività politica è tempo che investa risorse proprie per la campagna elettorale evitando di operare, poi, senza serenità o con qualcuno che lo tira per la giacchetta. Ne ho parlato anche con la Serracchiani: la cosa migliore è mettere, come ha fatto lei, dei tetti alle donazioni, fissandole in massimo 5 mila euro». Poi, continua Stradiotto, «è bene ribadire che al di là della vicenda personale di Orsoni, il Comune di Venezia non è stato chiamato in causa per alcun atto specifico. Dagli atti sul Mose non era coinvolto». Resta il fatto che quel finanziamento del Consorzio ad Orsoni è apparso, dice il segretario Pd, «come un investimento per non avere contro qualcuno» e la accettazione del patteggiamento a questo punto suona come un atto non compreso. Stradiotto ad Orsoni augura di uscire nel «miglior modo possibile dal processo, ovvero innocente» ma spiega che l'interrogativo di fondo resta: «Perché chiedere il patteggiamento? Il Comune poteva andare avanti lo stesso». Stessa domanda che si pone ancora l'ex vicesindaco Sandro Simionato, anche lui Pd. «Capisco che il primo obiettivo era tornare libero dagli arresti domiciliari. Umanamente è un atteggiamento che comprendo. Ma resta questa una vicenda per molti aspetti strana. Non sono un esperto giurista ma Orsoni poteva benissimo difendersi anche prima». Sul fronte politico, dice Simionato, «la vicenda è chiusa. E lo dico senza meditare vendette ma con il dispiacere del come si è chiusa. A mio avviso il Pd ha fatto bene a fare quel che ha fatto. Ora dobbiamo dimostrare che esiste una politica sana e che il Comune non c'entra nulla in questa vicenda, come ripetiamo da settimane». Da Rifondazione Comunista che si vuole costituire parte civile nei processi, Sebastiano Bonzio dice: «Bene che non ci sia patteggiamento così ci potrà essere un processo». «La vicenda Orsoni è oramai puramente giudiziaria. Gli auguro di riabilitare la sua posizione e uscire da questa vicenda. Politicamente abbiamo già messo la parola fine a questa stagione che spero abbia insegnato molto a molti», avverte il giovane Udc Simone Venturini. «Orsoni io l'ho affrontato su molte questioni quando era nel pieno dei poteri. Ora trovo vile chi infierisce su di lui in un momento drammatico mentre fino a ieri lo salutava con deferenza». Da Taranto, Gianfranco Bettin, ex assessore all'Ambiente, commenta: «Ho sempre auspicato il processo come luogo dove Orsoni potrà smentire Mazzacurati e magari permettere di arrivare ai veri percettori di quei fondi. Ora da privato cittadino è libero di agire come crede. Ma siamo arrivati a questa situazione per una via decisamente tortuosa e difficile. Politicamente, c'è ben poco da dire: lui ha detto che è entrato in politica forzato, che ha avuto molte difficoltà e ora abbandona la vita politica. Per noi è decisivo un punto per il futuro: certi finanziamenti, anche se leciti, non sono accettabili». Concetto dilatato da Beppe Caccia (In Comune): «Quando sono emersi quei finanziamenti per noi la maggioranza era già una esperienza finita e lo abbiamo detto subito. Al di là delle responsabilità che Orsoni ora potrà chiarire con un processo difendendosi e affrontando chi lo accusa, è questo è un bene, siamo soddisfatti che in città si è rotto il rapporto con il sistema affaristico rappresentato dal Consorzio. Ma anche altri dovrebbero avere il nostro coraggio. Noi, come maggioranza, abbiamo sciolto il consiglio comunale. Non altri. E in Regione cosa fanno? Zaia cosa aspetta a dimettersi? Poco importa che non sia coinvolto, ma se lui non ha visto nulla in tutti questi anni è un "mona". E poi i vertici di Porto e aeroporto perché non si dimettono? Il mondo va al contrario: l'unico ente, senza alcun coinvolgimento, è il Comune ed è l'unica istituzione della città che non esiste più». Dal centrodestra parole pacate ma anche richieste di verità. «Non ho alcun commento da fare. Quelle di Orsoni ora sono solo questioni giudiziarie. La politica? Non c'entra nulla», dice l'ex capogruppo di Forza Italia in Comune, Michele Zuin. E Renato Boraso aggiunge: «La giustizia faccia il suo corso ed emerga tutta la verità. Questo è importante per Venezia che ha subito un forte discredito. Punti oscuri che il processo dovrà chiarire è dove sono finiti quei soldi». ©RIPRODUZIONE RISERVATA