Serve una svolta radicale e moralizzatrice
Il colossale scandalo giudiziario che ha investito la città lagunare sulla vicenda degli appalti e subappalti del Mose, ha portato alla luce un sistema corruttivo e concussivo di ampie dimensioni che ha visto come protagonista negativo il Consorzio Venezia Nuova quale unico concessionario dell'opera pubblica che gestiva e largiva denaro pubbico un po' a tutti i partiti e soggetti istituzionali. Uno scandalo per dimensione e gravità persino peggiore della Tangentopoli del 1992. Un'inchiesta, quella della magistratura veneziana, davvero impressionante condotta con la massima discrezione e riservatezza, scoperchiando dopo anni di meticoloso lavoro investigativo una gigantesca ragnatela corruttiva e immorale, destinata a ulteriori sviluppi nelle prossime settimane. Questo fa presagire il coinvolgimento di altri personaggi politici di varia provenienza, di rango locale e nazionale. Un sistema consolidato, che durava da anni, che la città ha subìto e che sta pagando un prezzo pesantissimo attorno a quest'opera. Inutile negare o nascondere la profonda delusione che questa indagine sta suscitando nell'opinione pubblica, anche perché non riguarda soltanto un singolo caso ma un intreccio perverso tra politica e affari, che ha come fulcro centrale una distorta concessione della politica e dell'impegno pubblico. Una concessione, a dire il vero, figlia di questo triste ventennio in cui tutti si sono adagiati e adeguati. Spero che questa indagine vada fino infondo e punisca pesantemente i colpevoli di questo perverso intreccio affaristico. Tuttavia trovo singolare il tentativo, da parte di certi politici, di addossare la responsabilità di questi fatti alla "vecchia" classe dirigente (che pure ne ha molte) quale principale colpevole di questa degenerazione politica. Personalmente non penso che la corruzione in questo Paese sia responsabilità della vecchia politica, ma delle leggi sbagliate e contraddittorie che hanno generato questa situazione. Più che emanare altre leggi, serve una semplificazione del quadro normativo sebbene da solo non basti a debellare il malaffare se alla base non c'è l'onestà politica di chi amministra la cosa pubblica. Certo, il ricambio generazionale in politica è vitale per l'intera società, ma non può essere sufficiente se non si cambiano le regole e le procedure di assegnazione degli appalti. Il governo ha dato dei segnali positivi con la nomina del magistrato Raffaele Cantone a commissario anti-corruzione, ma poi sbaglia quando abolisce con un tratto di penna il Magistrato alle Acque di Venezia, trasferendo i poteri fuori dal Comune di Venezia. Altra cosa che andrebbe fatta subito è il commissariamento del Consorzio Venezia Nuova, pur completando l'opera, come chiede il consiglio comunale di Venezia. Osservo che oggi chi entra in politica spesso lo fa per proprie convenienze personali, non certo per ideali politici o per migliorare la società. Questo vale sia per la destra che per la sinistra che conosciamo oggi, partiti divenuti dei centri d'interessi. Purtroppo, fintanto la politica verrà intesa e praticata come un mestiere, c'è poco da sperare nel suo rinnovamento. Occorre un salto di qualità culturale e una ridefinizione del partito e della militanza. Lo scandalo di Venezia fa parte di questa visione della politica, con l'aggravante che qui da decenni governa la stessa classe dirigente politica e amministrativa, e sopratutto quel "cerchio magico" di centrosinistra chiamato in causa (a torto o a ragione) dalle indagini della magistratura veneziana. Più che altrove, qui a Venezia serve una svolta radicale un azzeramento totale della classe dirigente a tutti i livelli, solo così potrà ritornare la fiducia in città sui partiti e sulle istituzioni. La prima cosa da fare, come segno di discontinuità, è far decadere il consiglio comunale e chiedere al ministero dell'Interno di indire nuove elezioni a ottobre; un commissario fino alla scadenza naturale della legislatura sarebbe davvero troppo per la città. Personalmente avrei preferito che il sindaco Orsoni fosse caduto per ragioni politiche e non per le note vicende giudiziarie. Non possiamo infatti sottrarci a un giudizio critico su questi anni di governo della città. Un giudizio politico sull'amministrazione che ho sempre criticato, ma soprattutto sulla condotta personale del sindaco. La cosa certa è che questa indagine ha chiuso definivamente un ciclo politico: tocca a noi cittadini ricostruire un percorso nuovo e alternativo, lontano da questi partiti. * Ex consigliere comunale di Venezia