GIRO D'ITALIA»A SESTOLA
di Maurizio Di Giangiacomo wINVIATO A SESTOLA (Modena) D'accordo, non era proprio un tappone da scalatori. Con quei due, tre chilometri finali così morbidi, poi, l'impressione fin dal primo mattino era che avrebbe vinto un cacciatore di tappe come Diego Ulissi, che però cascava dal sonno per il controllo antidoping poco dopo l'alba. Ma il terreno per un attacco alla maglia rosa Cadel Evans c'era, eccome. Tanto è vero che l'attacco – alle spalle dei fuggitivi superstiti Pieter Weening e Davide Malacarne che si giocavano il successo di tappa – c'è stato, ma non l'ha portato il sempre più impazientemente atteso Nairo Quintana, bensì il generosissimo lucano Domenico Pozzovivo, come il colombiano chiamato a ridurre le distanze dal leader australiano della classifica generale. Dopo averci provato platealmente sabato, mettendo alla frusta la squadra, il capitano della Ag2R ci è riuscito ieri, giocando più di rimessa e rendendosi protagonista di una delle sue classiche azioni, alto sui pedali con un rapporto che solo un peso piuma come lui può tirare, quando la strada s'impenna come il primo tratto di quella che collega il centro di Sestola con il Passo del Lupo, dov'era fissato il traguardo. Pozzovivo è scattato troppo tardi per riagganciare l'olandese della Orica e il bellunese della Europcar, ma è riuscito comunque a precedere il gruppo dei big – regolato in volata da Ulissi – di 26 secondi, che uniti ai 4 dell'abbuono gli hanno permesso di ridurre di mezzo minuto il suo ritardo dalla maglia rosa, di salire al quarto posto in classifica e, in un certo senso, anche di ravvivare un Giro d'Italia che rischiava di vivere una seconda settimana interlocutoria, nell'attesa di Godot Quintana e delle salite più arcigne, alcune delle quali parrebbero peraltro a rischio cancellazione per neve (l'esempio è quello dello Stelvio, ancora sepolto sotto la coltre bianca). Le reali condizioni dello scalatore colombiano sono un mistero. Confermando la nostra impressione, sabato sera Nairo ha confessato di aver vissuto una brutta giornata, forse ancora a causa della caduta di Montecassino. «Ma non lo so neppure io», ha ammesso. A giudicare dalla condotta di gara di ieri della sua Movistar – a un certo punto lo stesso Alessandro Petacchi (Omega Pharma) si è avvicinato a Quintana per chiedergli perché non lavorassero per riprendere la fuga – il sospetto è che le giornate negative siano almeno due. E c'è già chi sostiene che la maglia a pois dell'ultimo Tour de France abbia corso troppo poco per presentarsi in condizioni accettabili al Giro. Fatto sta che, per la prima volta in questa edizione della corsa rosa, la fuga è arrivata. Erano partiti in 14, dopo 50 km percorsi a 47 di media che erano costati anche una brutta caduta all'ex maglia rosa Michael Matthews. Tra i fuggitivi anche gli italiani Bandiera, Gatto, Bono (che però saltava i cambi pro Ulissi), Barbin e Malacarne, il più lesto a lanciarsi sulle ruote di Pieter Weening quando questo ha allungato a caccia del successo di tappa. Quando il feltrino della Europcar riaggancia l'olandese il gruppo dà nettamente l'impressione di mollare: sono loro a giocarsi il successo di tappa, perché neanche nessuno degli ex compagni di fuga riesce a tornar sotto. Intanto scatta Pozzovivo, ma anche lui è troppo lontano per rientrare. Più veloce o semplicemente meno stanco, Weening imposta la volata da dietro e fulmina "Mala", che non ha rimpianti: «Ci tenevo – dirà al traguardo – ma ho trovato un bruttissimo cliente». Ma il coraggio di Davide vale comunque come quello di Ulissi. @mauridigiangiac ©RIPRODUZIONE RISERVATA