Ornella senza fine canta i suoi amori e seduce Venezia

di Michele Bugliari La signora della canzone italiana Ornella Vanoni ha incantato il pubblico del Teatro Goldoni. Sfiorato il tutto esaurito con 750 spettatori su 800 posti per la tappa veneziana di "Un filo di trucco un filo di tacco… l'ultimo tour", organizzata da CultNet. Si tratta dell'ultima tournée con uno spettacolo costruito con un copione teatrale ma non la fine dei concerti, come ci ha precisato la Vanoni. Lo spettacolo, durato poco più di due ore, è stato all'altezza dell'artista con monologhi scritti e recitati con grande eleganza ed ironia e 25 canzoni, capisaldi della musica leggera italiana. Lei vestita di nero con dei foulard di vari colori a seconda della canzone, un divano rosso alle spalle, tappeti orientali sotto i piedi e un grande schermo alle spalle dove scorrevano le immagini. La sua voce fantastica come sempre ha ridisegnato per il pubblico quelle melodie solo apparentemente semplici. In alcuni momenti la sua vocalità è apparsa leggermente infastidita da qualche malanno di stagione, una circostanza che rappresenta un dettaglio per un appuntamento con la storia della canzone italiana. Quando un'artista con una carriera favolosa alle spalle ha ancora voglia di reinventarsi e di sorprendere il suo pubblico, a quasi 80 anni, cosa le si può chiedere di più? Ha aperto il recital alla grande con "Musica", la nuova "Basta poco", "Accendi una luna nel cielo" di Vinicius de Moraes, "Mi sono innamorata di te" di Luigi Tenco" e "Che cosa c'è" di Gino Paoli. "L'appuntamento" forse stanca di cantarlo tutte le sere da decenni, l'ha un po' storpiato. Ha raccontato attraverso le canzoni e gli interventi recitati la sua vita, la carriera, gli amori, i grandi personaggi: il tutto intrecciato in un unicum perfetto. Ha spiegato la necessità di scrivere "Meticci" per parlare dello sguardo diverso verso il mondo di cui i grandi artisti sono portatori. Di Giorgio Strehler suo primo amore e mentore ha detto: «Quando l'ho lasciato mi ha fatto pesare di avere abbandonato il Piccolo Teatro di Milano oltre a lui. C'è rimasto male però quando ha visto che ce l'ho fatta a sfondare da sola». «Quando ho conosciuto Paoli», ha aggiunta, «mi sono innamorata follemente ma pensavo avesse lasciato sua moglie, invece… Ho passato tutto il tempo a piangere per lui. Quando ci sentiamo lui mi dice: «Ti ricordi quante risate ai vecchi tempi?». Ma se piangevo sempre». Grande il finale con "La donna dai capelli blu mare", "Samba per Vinicius", "La voglia la pazzia l'incoscienza l'allegria", "Albergo a ore", "Eternità" e "Domani è un altro giorno". «Vengo sempre volentieri a Venezia», ha detto la Vanoni, «questa favolosa che città che vogliono distruggere ma non ci riusciranno. Venezia non è triste, come dice Aznavour è malinconica, come me e per questo io e lei ci troviamo bene insieme». Grande la band, diretta da Eduardo Hebling (basso), con Paolo Vianello (pianoforte e tastiere), Placido Salamone (chitarra) ed Eric Cisbani (batteria e percussioni). ©RIPRODUZIONE RISERVATA