Solo il 16% promuove l'Italia nell'Ue
PADOVA L'Europa? Piaceva ed era considerata un grande vantaggio per l'Italia fino al 2002, ma con l'introduzione dell'euro il giudizio si è capovolto e ora solo il 19% promuove il patto con Bruxelles: in Veneto si scende addirittura al 16%. Eppure il sentiment positivo era al 70% nel 2002, al 64% nel 1999 e ha retto fino al 2009 quando la crisi ha fatto precipitare la fiducia. Da quando la Bce di Francoforte stampa moneta e ha tolto a Bankitalia ogni potere di manovra sulla politica del credito, la situazione si è fatta più complicata e i «pessimisti» sono in netta maggioranza: oggi il 33% del campione interpellato da Swg ritiene che l'Italia abbia tratto più svantaggi dall'ingresso nell'Ue. E' quanto emerge dal sondaggio Swg su «Unione europea e Italia federale» effettuato a marzo 2014 su un campione di 1500 persone con metodo Cawi, che conferma le perplessità nei confronti degli «eurotecnocrati» di Bruxelles e Strasburgo. Il tema indagato riguarda il federalismo, che fatica ad emergere nella campagna elettorale delle elezioni del 25 maggio: tra un vertice italo-tedesco, il taglio dello spread, il tetto del 3% da rispettare non c'è spazio per capire se il modello federale tedesco possa essere introdotto in Italia. Il sondaggio (vedi tabella) misura la fiducia nei confronti dell'Ue, che passa dal 57% del 1997 e sale al 70% nel 2002 per poi crollare al 21% nel 2012 e al 19% del 2014. Il fronte dei pessimisti resta costante: dal 37% del 1997 scende al 15% del 2002 e si attesta al 33% nel 2014. L'indice di fiducia scende dal 55% del 2010 al 39% di quest'anno, mentre in Veneto è molto basso: appena del 34%. La risposta alla crisi può arrivare dal federalismo? In Italia questa tesi è sostenuta dal 36% del campione, che sale addirittura al 56% in Veneto. Una risposta che non va confusa con il referendum-bluff on line degli Indipendentisti di Busato, che si è fatto un sito web in casa per dichiarare che «semo 'na naxion». Per la Swg, il tema dell'Europa incide non solo in relazione alle imminenti elezioni ma in quanto sta determinando diverse posizioni che coinvolgono le forze politiche e creano tensioni più o meno marcate. Un primo approccio è dato dalla valutazione della serie storica che confronta la dimensione dei vantaggi e degli svantaggi derivanti dall'appartenenza all'Unione Europea. E' evidente dal trend che la diminuzione del favore nasce prima dell'attuale crisi economica e affonda le radici in diverse questioni. Ad esempio le vicende politiche del 2011 segnano negativamente la percezione dei vantaggi derivati dall'appartenenza all'Ue. Il Veneto mette in luce una valutazione generale un po' più severa della media italiana. Si osserva, però, che la disposizione attuale verso l'Ue sta determinando un effetto di polarizzazione: l'area del centrosinistra tende a alzare il livello di fiducia mentre le altre aree politiche lo abbassano. Il risultato medio è il frutto di due trend divergenti che in Veneto, data la distribuzione dei consensi, porta a una minor fiducia. Il tema dell'Italia federale coinvolge positivamente un terzo dell'opinione pubblica italiana e oltre la metà di quella veneta. Le riforme istituzionali vanno quindi pensate bene», conclude la Swg. (al.sal.)