Resurrezione Venezia poker servito al Druso
di Carlo Cruccu w INVIATO A BOLZANO Non c'è neve, non servono le catene. Piove, piovono gol sulla porta dell'Alto Adige e c'è da sgranare gli occhi a vedere un Venezia che concretizza, gestisce e chiude la partita nell'arco di mezzora. Un Venezia ben diverso da quello visto, e giustamente criticato, nelle ultime settimane. Vittoria fuori casa per 4-1 contro una squadra come l'Alto Adige, capace di creare problemi a tutti ma stavolta sballottato per tutto il primo tempo neanche fosse un garzone di palestra sul ring contro Tyson. La cronaca di un pomeriggio freddo gelido finalmente si riscalda con le imprese di questo Venezia, che almeno adesso può togliersi l'etichetta di squadra-delusione del primo mese dell'anno nuovo. Campaccio. Il bello è che si vedono anche lampi di buona tecnica su un terreno pesantissimo, fatto solo per esaltare il sano agonismo. Il Venezia, gioca, manovra, non vive un attimo di sofferenza: direte, bella forza se sei già 3-0 nel primo tempo. Vero, ma a questo tris la squadra ci arriva non per caso, giocando le carte giuste, sfruttando gli errori altrui, tenendo costantemente in pugno la situazione. Sotto l'erba c'è fango, servono tacchetti tipo tacchi a spillo, vedere giocatori apparentemente leggerini (Giorico, Kirilov, lo stesso Gallo non è una ruspa) giocare con estrema disinvoltura porta subito ad un giudizio positivo, a prescindere dai gol che sono puntuali. Una immagine: erba spelacchiata, macchie di fango, un campo leopardato. Botta. Uno-due-tre e ciao Alto Adige, o, se preferite, Sudtirol. Che ci mette del suo, perché se quei pregevoli gol il Venezia anziché farli li avesse presi adesso saremmo qui a mettere alla sbarra la difesa. Gli altoatesini prendono il primo e vanno in confusione, non riescono a contenere un Kirilov scatenato, il povero portiere sembra in stato confusionale sul raddoppio di Bocalon e arriva a ciccare un retropassaggio che per poco non finisce nell'antologia della celebre Gialappa. C'è da aggiungere che Vassallo si fa cacciare prima dell'intervallo per un attentato al ginocchio di Sosa e sul 3-0 neanche un mago può illuderli di pareggiare. I gol. Mini film: 18' Kirilov in slalom sulla linea di fondo, palla in mezzo, il piattone del Boca batte stinchi e polpacci altrui ed è l'1-0. Poi il bis, cross dalla trequarti al 36', centrale fuori tempo, portiere anche, Bocalon ci mette la testa e fa pallonetto. Si arriva al 41' Kirilov lo fermi solo stendendolo, detto e fatto pensa Tagliani, ma siamo in area è rigore. Che il bulgaromagnolo realizza, portiere a monte, palla a valle. Ripresa, per 20' non succede nulla, ci vorrebbe qualcosa di caldo. Poi Kirilov prende palla, semina tutti sulla sinistra, azione simile al primo gol di otto giorni fa con il Pavia, Margiotta arriva e al secondo rimpallo scarica dentro. Il gol della bandiera conta poco. Punizione telecomandata di Bastone e palla imparabile, compresa nel prezzo. Ma allora? Ci si rimette in autostrada ripensando che stavolta la domenica bestiale non è tinta d'arancioneroverde. Dalla figuraccia in casa con il Pavia, otto giorni fa, alla conquista di Bolzano. A tre quarti di campionato il Venezia gioca ancora a nascondersi. Quale è il vero Venezia? Certo che se vieni qui a vinci 4-1, certi vecchi pareggi in casa bruciano ancor di più. ©RIPRODUZIONE RISERVATA