Omicidio colposo, sentenza storica della Cassazione sui risarcimenti
di Carlo Mion Riconosciuto il danno da perdita di vita negli omicidi colposi. Un pronunciamento storica della Cassazione, che cita due sentenze del Tribunale civile di Venezia che per primo e con pochi altri in Italia, riconosce che nelle morti in seguito a omicidio colposo debbano essere risarciti non solo i danni per il dolore provocato ai congiunti, ma pure il valore della vita della vittima. Un concetto contro il quale da sempre si sono battute le compagnie assicuratrici. E che, va detto, la Suprema Corte non aveva mai accolto. Ma i tempi cambiano e anche i giudici di Cassazione, nella storica sentenza di novembre scorso e le cui motivazioni sono state depositate il 23 gennaio, accolgono e fanno proprio il sentire comune della gente. Da tempo, nella società, c'è la consapevolezza che anche in sede civile la vita di una persona che muore ha un valore. E che non si possa monetizzare solo il dolore dei congiunti per la perdita della persona cara. «Una sentenza straordinaria», dice l'avvocatessa trevigiana Alessandra Gracis, che proprio due anni e mezzo fa a Venezia ha ottenuto una sentenza favorevole in tal senso. «La sentenza della Terza Sezione della Cassazione, relatore il giudice Luigi Alessandro Scarano, porta l'Italia all'avanguardia in Europa su questo fronte. Certo, ora non è automatico che tutti i giudici si esprimano in tal senso. Ma è un monito severo dei giudici nei confronti delle assicurazioni e del loro strapotere». La sentenza favorevole ai clienti della Gracis - il procedimento riguarda la morte di una ragazza in un incidente stradale avvenuto nel 2004 - è stata emessa dal giudice civile Anna Maria Marra. È evidente che le assicurazioni siano contrarie al riconoscimento di questo tipo di danno. Infatti le cifre da risarcire sono importanti. Nel caso della sentenza della Cassazione il contendere riguardava mezzo milione di euro. Scrive la Suprema Corte: «La perdita della vita è bene fondamentale della persona che non può lasciarsi, invero, privo di tutela (anche) civilistica». È una sentenza che farà discutere e creerà polemiche, in considerazione del fatto che le assicurazioni avevano sempre ottenuto ragione e non avevano mai risarcito per la morte di una persona, il valore della vita della vittima. Ma per assurdo, a un'assicurazione conveniva di più che una persona morisse in un incidente stradale o per un errore medico che vivesse disabile per il resto della vita. In caso di morte pagava sicuramente meno. «Io mi auguro che anche a livello europeo si riconosca questo danno», conclude Alessandra Gracis. ©RIPRODUZIONE RISERVATA