Lonquich e il suo virile Chopin a Badia
di Massimo Contiero wBADIA POLESINE Sabato 18 gennaio: piove su tutto il Veneto. Ma vale la pena di vincere ogni pigrizia per spingersi fino a Badia Polesine per una delle rare aperture del Teatro Sociale Eugenio Balzan. Un gioiellino costruito nel 1812, che lì, nella cittadina in riva all'Adige, chiamano "La piccola Fenice" per l'abbondanza delle decorazioni e dei fregi a foglia d'oro che ricordano il Teatro veneziano. Il progettista, Sante Baseggio, aveva anche presentato un progetto per l'edificazione della Fenice a Venezia, ma gli fu preferito il Selva. L'occasione che suggerisce il viaggio è molto invitante. Alexander Lonquich, uno dei maggiori pianisti del panorama internazionale, tedesco di Treviri, si produce nella doppia veste di solista e di direttore con l'Orchestra di Padova e del Veneto. Non è la prima volta, l'ha già fatto con importanti formazioni europee ed ha avuto un rapporto continuo con l'Orchestra da camera di Mantova. Il Primo Concerto di Chopin apre il programma ed è evidente fin da subito quanto sia opportuno che sia lo stesso solista a dirigere, perché, in un concerto di carattere lirico rapsodico come questo, nell'introduzione orchestrale può così anticipare, in maniera del tutto coerente, le intenzioni di fraseggio che poi adotterà nell'esporre i temi come solista. Sentiamo gli archi usare la stessa qualità di "rubato", le stesse escursioni dinamiche. Chopin dedicò tutte le energie al suo strumento, il pianoforte. Questo concerto è una delle rare occasioni in cui scrive per orchestra e le conferisce una mera funzione di sfondo, a parte brevi interruzioni all'assoluto protagonismo del solista. È una magica mescolanza di melodie sublimi e brillanti arabeschi per dita ferree. Lonquich lo domina da par suo. Avere sotto controllo ogni aspetto dell'interpretazione gli consente una libertà avvincente ed affascinante. Uno Chopin virile il suo, con un suono sempre molto esplicito, senza sdilinquimenti. L'organico quasi da camera dell'orchestra fa risaltare ancor meglio il discorso del pianoforte, sbalzato ancor più dalla perfetta acustica del piccolo teatro. Inevitabile l'entusiasmo del pubblico che occupa ogni posto. Lonquich ringrazia offrendo come fuori programma Ondine, dal secondo volume dei Préludes di Debussy. Nella seconda parte prende poi in mano la bacchetta per una lettura molto poetica della Sinfonia Pastorale di Beethoven.