IL GIRO D'ITALIA»IN PIAZZA DELLA LOGGIA A MIGLIAIA PER LO SQUALO DELLO STRETTO

di Maurizio Di Giangiacomo wBRESCIA Mark Cavendish apre e chiude il Giro d'Italia di Vincenzo Nibali: come a Napoli, Margherita di Savoia, Treviso e Cherasco, anche al Grande Arrivo di Brescia vige la legge di Cannonball, ancora una volta praticamente senza veri rivali, nonostante il tentativo di anticiparlo di Sacha Modolo (Bardiani), ottimo secondo, e il grande lavoro della Cannondale per Elia Viviani, terzo davanti a Nizzolo. Pokerissimo e maglia rossa, da vera star, degna di dividere la copertina di questa corsa con la prima maglia rosa siciliana della storia. Perché quello che si è chiuso ieri è stato il Giro di Nibali, con il quale il ciclismo italiano ha finalmente pescato la carta vincente per le grandi corse a tappe. Allo Squalo dello Stretto manca solo il Tour: ha le gambe per conquistarlo, magari non sarà quest'anno – anche se sospettiamo che il boss dell'Astana Vinokourov riuscirà convincerlo – ma prima o poi succederà. Ma è stato anche il Giro di Cavendish, che con i successi straripanti di queste tre settimane si candida al ruolo di più grande velocista di tutti i tempi. Ed è stato il Giro della sua Omega Pharma Quick Step, che – a dispetto delle perplessità della vigilia – ha costruito una grande squadra attorno al velocista dell'isola di Man puntando su giovani di belle speranze come Matteo Trentin e, sempre al Giro, ha trovato l'uomo su cui puntare dal prossimo anno per la classifica generale dei grandi giri in Rigoberto Uran, che strapperà alla Sky. Ma è stato anche il Giro di un altro siciliano, Giovanni Visconti, eroe del Galibier e di Vicenza, e della sua squadra, la spagnola Movistar, che si è aggiudicata altre due tappe con Alex Dowsett e Benat Intxausti, che ha vestito anche la maglia rosa, alla faccia di tante corazzate rimaste a bocca asciutta o quasi: la Sky – che ha perso dopo una terribile prima settimana il suo leader Bradley Wiggins – si consola appunto con il secondo posto di Uran, che ha vinto anche una tappa, e con la maglia rosa vestita per un giorno da Salvatore Puccio, quasi per sbaglio, dopo la cronosquadre vinta a Ischia; un po' più amaro il bilancio della Bmc, perché Cadel Evans è scivolato dal secondo al terzo posto alle Tre Cime di Lavaredo e la sua corazzata non ha colto nemmeno un successo. Le altre due maglie sono andate a Carlos Betancur (bianca, giovani) e Stefano Pirazzi (azzurra, scalatori). È stato un Giro entusiasmante e durissimo, flagellato – e al contempo reso ancora più entusiasmante – dal maltempo, con gli organizzatori costretti anche all'annullamento della tappa della val Martello, in un giorno reso ancora più nero dalla bufera doping di Danilo Di Luca. «Ma in quell'occasione ho visto il gruppo prendere finalmente le distanze da certi comportamenti», ha detto ieri in sede di bilancio il direttore di corsa Mauro Vegni. Speriamo davvero che abbia ragione. È stato un Giro un po' folle anche per i trasferimenti (il nostro tachimetro segna quasi 6.000 chilometri, anche le squadre si sono lamentate) e delle sovraimpressioni in inglese in tv. Ma ieri, sempre in sede di bilancio, il direttore generale Michele Acquarone e lo stesso Vegni hanno fatto capire che, a dispetto degli auspici di tutti, la situazione non è destinata a cambiare, perché la corsa rosa va dove trova finanziatori – l'anno prossimo, ad esempio, si partirà dall'Irlanda – e la traduzione delle sovrascritte le dovrà pagare la Rai. Con i tempi che corrono... @mauridigiangiac ©RIPRODUZIONE RISERVATA