GIRO D'ITALIA»SPETTACOLARE PRIMA TAPPA DI MEDIA MONTAGNA
di Maurizio Di Giangiacomo wINVIATO A MARINA DI ASCEA (Sa) Tanto tuonò che non piovve. Nel senso che, dopo il temporale notturno di Sorrento, a Marina di Ascea la carovana ha trovato il sole. Ma finale pirotecnico doveva essere e finale pirotecnico è stato. Non ha piovuto perché l'attacco di Ryder Hesjedal e il contrattacco di Vincenzo Nibali non hanno sortito nulla più della caduta di Michele Scarponi, tradotta in una quarantina di secondi dagli altri big. Ma a volte certi segnali sono più importanti del cronometro. E la Sky di Bradley Wiggins ieri se n'è tornata sul pullman con una maglia rosa in meno – con un finale come quello nel Cilento pretendere che il giovane Puccio la conservasse era impensabile – e qualche dubbio in più sullo strapotere del proprio antipatico Baronetto. La maglia se l'è presa un altro esordiente al Giro d'Italia, che però non ha 23 anni bensì 36, tanto che ha in bacheca la medaglia di bronzo dei Mondiali di Verona 2004, che non aveva mai preso parte alla Corsa Rosa ma ha battuto in lungo e in largo le strade di Tour e Vuelta, ma che è soprattutto un uomo da classiche, due volte terzo alla Milano-Sanremo, terzo al Fiandre 2007 e quarto al Lombardia 2009. Luca Paolini ha interpretato la tappa di ieri proprio come una classica, tenendo nel mirino i big che scalpitavano sulle due salite e mettendo a frutto le sue buone doti di discesista nel finale, con uno spunto da finisseur che forse nemmeno il suo capitano di mille battaglie Paolo Bettini sarebbe stato capace d'inventarsi. Paolini veterano-debuttante che piazza il colpo a sorpresa e ci spiazza con le sue lacrime, quelle che ha trattenuto dedicando tappa e maglia rosa al padre, che proprio ieri ha subìto un intervento chirurgico. Paolini che infligge 16 secondi al gruppo dei migliori – con tutti i big – regolato in volata da Cadel Evans. Sì, avete letto bene, Evans in volata. Perché la cronosquadre di Ischia aveva fatto male alla Bmc, ma anche alla Garmin Sharp di Hesjedal. E proprio per questo tra la fuga a sette scattata praticamente al chilometro 0 – con Taborre, Boaro, Wauters, Pantano, Bellemakers, J. Rodriguez e De Backer che arrivano ad accumulare anche sette minuti di vantaggio – e l'azione del comasco della Katusha, nel finale della splendida tappa di ieri ne sono successe di tutti i colori. Proprio il canadese ha preso il comando delle operazioni sulla seconda salita, quella di Serra di Catona. Ci ha provato in salita, con l'Astana di Vincenzo Nibali pronta a replicare in forze. Nel frattempo davanti era rimasto in testa il pescarese della Vini Fantini Fabio Taborre, poi ripreso dal gruppo dei migliori. Hesjedal non decolla e si rialza, Visconti incassa i cinque punti del Gran premio della montagna, in discesa allunga Agnoli per l'Astana – segno che Nibali non vuole concedere un centimetro a nessuno – Hesjedal lo riprende, si accodano anche Paolini e i Blanco con Gesink, mentre non si scorgono i Men in Black della Sky. I Blanco cadono e inguaiano Scarponi, Paolini s'inventa il numero che vale tappa e maglia, volata dei battuti a Evans davanti a Hesjedal. Wiggins è secondo nella generale ma da ieri fa un po' meno paura. ©RIPRODUZIONE RISERVATA