Spritz alla Bricola, l'osteria di Osaka

di Manuela Pivato wINVIATA A OSAKA Più del sushi ha potuto il baccalà e meglio del kimono la bandiera del Venezia Calcio. Dopo 14 anni passati ad affumicarsi nelle cucine dei ristoranti veneziani, Masahiro Tamai, 40 anni, cuoco giapponese, è ritornato in patria e in onore della città che l'aveva fatto diventare chef ha aperto nel cuore di Osaka un ristorante molto piccolo e molto veneziano. Si chiama Osteria Bricola, è riconoscibile da una palina fluorescente alta un metro e mezzo di discutibile gusto, dalla bandiera italiana, dalla scritta Venezia più grande della porta d'ingresso e dalla cantilena veneziano nipponica con la quale Tamai accoglie i suoi clienti spargendo ciò come fosse soia. Tutto lagunare il menù: bigoli in salsa, moscardini, spaghetti con seppie nere, seppie in tecia con polenta, fegato alla veneziana. Tutto preparato in un locale lillipuziano nel quale Tamai è chef, cameriere, sommelier e pelapatate. Tutto imparato in quasi tre lustri di cuoco a Venezia dove arrivò nel '97 per uno stage aell'Osteria da Mariano a Mestre e dove rimase fino al 2011 cambiando ristoranti ma non obiettivo. Dopo Mariano fu la volta dell'Oliva Nera dietro il ponte dei Greci, poi del ristorante Marco Polo in Piazza Barche e infine di nuovo all'Oliva Nera. Seppiolina dopo seppiolina, senza sapere una parola di italiano ma imparando velocemente quelle dialettali di sopravvivenza, Tamai si è venezianizzato. Il mercato del pesce di Rialto, le partite al Penzo, la palestra dietro l'hotel Bisanzio, le gite in barca. Le quattro parole in croce sono diventate poco a poco la sua lingua, lo spritz l'aperitivo che gli ha fatto dimenticare il sake, le sarde in saor il fine da raggiungere più della tempura che a casa gli usciva dalle orecchie. In laguna gli è venuto in mente il nome del ristorante che prima o poi, si era ripromesso, avrebbe aperto a Osaka: Tamai aveva capito che per far fortuna non poteva competere con il sashimi ma doveva portare a Osaka qualcosa che non c'era. Ci volevano un po' di soldi, un bel po' di fatica, un nome che non creasse equivoci. Canal Grande no, troppo banale. Venezia nemmeno, troppo vago. Bricola. «La prima cosa che ho notato quando sono arrivato a Venezia sono state le bricole» dice «le considero il simbolo della laguna, il punto di riferimento per la navigazione, la traccia dei sentieri acquatici. Ero certo che con la parola bricola avrei portato Venezia in Giappone e attirato i giapponesi che amano Venezia». Nel giugno del 2011, dopo aver acquistato casse di bicchieri, chili di tovagliette di carta, il gonfalone di San Marco e quadretti vari a tema, Tamai ha infilato il grembiule, allineato sul banco come soldatini le bottiglie di Aperol, Campari e prosecco e ha aperto la sua Osteria Bricola con la maxi-palina luminescente tra gli ideogrammi. Come un pinguino all'equatore. Però felice.