TEATRO
di Giuseppe Barbanti La storia (vera) di Joseph Merrick rivive sulla scena con "Elephant Man", la pièce originale di Giancarlo Marinelli ispirata all'omonimo racconto di Frederick Treves, da cui venne tratto "The Elephant Man", il capolavoro della cinematografia firmato da David Lynch. Un nuovo titolo che arriva al teatro da riduzioni cinematografiche (in questa stessa stagione, ad esempio, "Colazione da Tiffany") o direttamente da sceneggiature (il fresco di debutto "Signore & Signori). Lo spettacolo è in cartellone nei teatri veneti a partire dal 3 aprile, quando va in scena al Farinelli di Este; repliche successive il 4 al Sociale di Cittadella e, poi, per tre giorni dal 5 al 7 aprile al Comunale Mario Del Monaco di Treviso. Sul palcoscenico Ivana Monti, Daniele Liotti e Rosario Coppolino con la partecipazione di Debora Caprioglio. La vicenda è tutta costruita sull'impresa di un giovane chirurgo, Frederick Treves, che nella Londra di fine '800 risparmiò all'Uomo Elefante, al secolo Jospeh Merrick, le torture dei freak show, i baracconi in cui, per sopravvivere, erano costretti a far mostra di se stessi gli individui deformi. «Portare sulla scena una storia d'amicizia tra un brillante e ambizioso chirurgo e "un mostro apparente", capace però di regalare agli altri un universo di poesia e di bellezza, significa sovvertire il putrido sistema di vuote apparenze, di fasulle perfezioni, di oscene ostentazioni artificiali a cui siamo ormai assuefatti» spiega l'autore del testo e regista dello spettacolo Giancarlo Marinelli. «La storia di Joseph Merrick è in fondo la storia della nostra ipocrisia, del nostro proverbiale rifiuto ad accettare "l'altro da noi", per rinchiuderci stomachevolmente in una tanto rassicurante quanto inutile culto della bellezza omologata». Che sia uno spettacolo che suscita grandi emozioni lo conferma anche Debora Caprioglio, che nella finzione scenica veste i panni della moglie del dottor Treves. «A Joseph Merrick era toccato, in sorte il destino meno sfortunato che poteva capitare nel 19° secolo a questi essere deformi, essere preso in carico da una struttura ospedaliera che ne faceva oggetto di indagini e ricerche di stampo medico e scientifico» dice l'attrice mestrina. «Ma la cosa prende una piega diversa: l'uomo elefante finisce con l'essere amabilmente accudito, in primis da mio marito (Rosario Coppolino nella finzione scenica) con il mio sin troppo ovvio rammarico per essere trascurata, e poi da un gruppo di persone che lo circondano. Per tutti i personaggi la presenza di Joseph Merrick (Daniele Liotti) ha uno straordinario effetto liberatorio con la conseguenza che una dopo l'altra cadono dai volti dei diversi personaggi le loro maschere». Nel ricordo di una larga fetta del pubblico è tuttora ben presente il film di Lynch: «Marinelli, affascinato da questa storia, le ha dato un taglio un po' diverso dalla pellicola che insiste sugli aspetti più cupi della vicenda» prosegue Caprioglio. «Nella commedia non mancano scene in cui si cerca di stemperare il clima pesante, che ne alleggeriscono gli sviluppi, qua e là percorse anche da un umorismo di matrice britannica». Dopo le repliche di "Elephant Man", in attesa di nuovi impegni televisivi, Debora Caprioglio riprenderà "La donna di garbo". Nei giorni scorsi Tinto Brass, il regista che per primo la portò su un palcoscenico, ha festeggiato 80 anni: «Davvero? È da un po' che non ci sentiamo. Ne conservo un bel ricordo. Che dire ? Ottant'anni portati meravigliosamente».