Il teatro di Mirano è del Comune
MIRANO Il Teatro di Mirano è del Comune, almeno sulla carta. Serviranno altri mesi per concludere la procedura di liquidazione della Miranoteatro Srl, ma intanto giovedì sera il Consiglio ha votato a maggioranza la cessione d'azienda della società al Comune. La firma già giovedì prossimo. Tre ore di dibattito acceso in aula, contrarie all'operazione le minoranze che hanno presentato un ordine del giorno per bloccare una procedura che, dicono, «farà sprofondare il Comune nei debiti». Alla fine però il centrosinistra ha i numeri per approvare la delibera che consente al Comune di acquistare la Miranoteatro, accollandosi beni, servizi e rapporti finora in capo alla società. Per la maggioranza non c'è scelta, visto l'obbligo per legge di sciogliere le partecipate, ma per Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Pdl si tratta della prima pietra per costruire il dissesto finanziario dell'ente: «Il progetto attua davvero gli obblighi di liquidazione previsti dalla legge?», si chiedono M5S e Lega, «con questa operazione gli impegni, i debiti e i rischi per il Comune risultano aggravati, anziché attenuati. Inoltre la delibera risulta carente sotto il profilo della pianificazione economico-finanziaria e non mette al riparo la stabilità e gli equilibri di bilancio dell'ente». Per Marco Marchiori (M5S) «era meglio separare la gestione culturale da quella dell'immobile. Il Comune avrebbe potuto accollarsi subito, con proprio budget, la prima, mentre per la seconda sarebbe stata utile una ristrutturazione con una nuova pianificazione che ne evidenziasse economicità e sostenibilità». Giampietro Saccon (Lega) chiede l'intervento della Corte dei conti: «Se un domani si prefigurasse un piccolo intoppo quanto a trasferimenti dallo Stato, con un debito come quello del teatro, salta tutto. Approvata la delibera chiedo che venga inviata subito alla Corte dei conti: non si pensi di scaricare sui cittadini questa mole di debito». Maria Rosa Pavanello e la maggioranza però non cambiano strada: «Le banche e i fornitori che vantano crediti e mutui verso la società sollecitano da mesi una decisione. Non potevamo aspettare, c'era il rischio di default: accumulando debiti, al teatro potrebbe venire anche staccata la corrente, così poi oltre ai debiti ci sarebbe da pagare anche un danno verso i gestori. Questo è solo il primo passo della presa in gestione diretta del teatro e a dettare questi tempi è solo la necessità di evitare l'accumulo di ulteriori debiti. Dalle minoranze solo critiche, peraltro riferite a un'altra epoca e tanta strumentalizzazione». L'assessore Giuseppe Salviato: «Avevamo detto in campagna elettorale che volevamo rilanciare il teatro e da questa sera lo stiamo effettivamente facendo». Nella stessa maggioranza tuttavia non mancano malumori: qualcuno, soprattutto nel Pd, non gradisce l'astensione della presidente del Consiglio e delegata alla Cultura Renata Cibin, che afferma di non volersi schierare per tutelare il suo ruolo di garanzia. Filippo De Gaspari ©RIPRODUZIONE RISERVATA