Senza Titolo
di Mario Lancisi wGROSSETO Chi si aspettava da Francesco Schettino una parola, un gesto di pentimento per i trentadue morti del naufragio della Concordia, la nave crociera di cui era il comandante, è rimasto deluso. Schettino è rimasto se stesso. Il comandante senza più nave e senza più comando. Ieri comandante della Concordia, oggi di se stesso, della sua difesa (è accusato, tra l'altro, di omicidio plurimo colposo). Come se ancora non si fosse reso conto di quello che è successo. Come se ancora fosse sulla tolda di comando della Concordia. Pugno di ferro e umori istrioneschi. «Me lo avevano descritto come una persona in preda a sentimenti confusi e invece ho conosciuto un uomo molto determinato e attento a tutti i passaggi dell'esposizione della perizia chiesta dal gip», spiega Patrizia Fabiani, assistente di Bruno Leporatti, l'avvocato maremmano di Schettino. Ma c'è anche chi lo racconta ansioso, che si mordeva le unghie, teso come le corde di un violino, ogni volta che l'esposizione puntualizzava passaggi dolorosi della notte del naufragio. A dimostrazione di una figura controversa, umorale, in bilico tra la tolda del comando e l'abbandono della nave. L'ex comandante della Costa Concordia ha voluto essere presente all'udienza per l'incidente probatorio sulla scatola nera della nave naufragata, che si è aperta ieri al Teatro Moderno di Grosseto e che continuerà anche nei prossimi giorni. Un evento eccezionale per una città di 80 mila abitanti: un teatro da 1300 posti, 3 maxischermi, 139 avvocati, 10 indagati, 13 consulenti di parte. Per un costo complessivo di ventimila euro, anticipati dal Comune. Un evento come questo a Grosseto non si aveva da 22 anni, da quando nel 1990 al palazzetto dello sport si tenne il processo a Gaspare Mutolo, collaboratore e sicario di Totò Riina. La città ha accolto Schettino con indifferenza. Solo mugugni e proteste per i disagi dei commercianti della "zona rossa" del teatro dove si tiene l'incidente probatorio. L'ex comandante poteva starsene a casa, come altri imputati, ma ha scelto invece di esserci: «Ho deciso di metterci la faccia». Proprio l'esatto contrario di quella notte del 13 gennaio quando il comandante della capitaneria di Livorno Gregorio De Falco gli urlò. «Capitano, torni a bordo, cazzo». Quella notte la faccia del comandante era altrove, confusa, sperduta. Partito domenica pomeriggio alle 14 dalla sua abitazione di Meta di Sorrento e passata la notte in una località segreta - c'è chi parla di Orbetello e chi di Piombino -, Schettino è arrivato al teatro Moderno alle otto e mezzo di mattina a bordo di una Mercedes con i vetri oscurati. Le foto della partenza e dell'arrivo mostrano uno Schettino abbronzato, completo scuro e occhiali e soprattutto con un'aria sicura. Da comandante. Si vede ad esempio un poliziotto che gli porta la valigia e lui che fila verso l'auto. Poi, arrivato a Grosseto dall'ingresso secondario del tribunale, saluta e parla con Sandra Zanelli, cancelliera del gip Valeria Montesarchio, e con un ufficiale dei carabinieri. E va a sedersi alla destra della postazione del Gip. Uno dei naufraghi presenti in teatro, Luciano Castro, è andato a salutare Schettino. «Su di lui ho scritto anche un libro e volevo vederlo in faccia. Mi sono avvicinato al banco dove era seduto. Schettino si è alzato in piedi. Era imbarazzato, a disagio, era sulla difensiva, non se lo aspettava. Gli ho spiegato che mi ero imbarcato a Civitavecchia. Quando poi gli ho detto "speriamo sia presto accertata la verità", gli è scappata un'unica frase: "Sì, la verità deve essere appurata"», racconta Castro. Poi a pranzo pizzette, panini e uno Schettino che, nel foyer del teatro, mangia e saluta chi incontra. E sorride. Alle 18, fine dell'udienza, e la Mercedes che lo riporta in un posto segreto. A studiare la sua difesa. «Non è l'unico colpevole», osserva Giuliano Leuzzi del Codacons. Può darsi. Ma Roberto Galli, comandante dei vigili urbani del Giglio, uno dei primi a incontrare Schettino sullo scoglio del naufragio, commenta: «La responsabilità è sempre del comandante». ©RIPRODUZIONE RISERVATA