Carte al setaccio per ricostruire il "sistema"
ROMA Franco Fiorito l'aveva già detto, ma ora chiarisce meglio: «Sono disposto a consegnare 400 mila euro di fondi del gruppo Pdl ancora in mio possesso al nuovo capogruppo del partito alla Regione Lazio Chiara Colosimo. Non l'ho fatto per Battistoni perché non l'ho mai riconosciuto come capogruppo. A Colosimo invece consegnerò tutto il denaro». Uno scontro politico tra i due ex capigruppo, dunque, avrebbe bloccato i soldi destinati al Pdl, lasciati a fluttuare sui conti personali dal "federale de Anagni" e riemersi all'improvviso per evitare conseguenze penali più gravi causa inchiesta della magistratura. Carta dopo carta, i pm Alberto Caperna e Alberto Pioletti dovranno adesso ricostruire nei dettagli il sistema ribattezzato «richiedo-ricevo», meccanismo elementare con cui, dalla metà del 2010, data dell'insediamento della giunta Polverini, a oggi oltre 28 milioni di euro sarebbero stati trasferiti ai gruppi consiliari del Lazio. All'esame dei magistrati ci sono le due casse contenenti la contabilità dei consiglieri regionali del Pdl consegnate da Fiorito – unico indagato nell'inchiesta con l'accusa di peculato per il trasferimento su 13 conti personali di circa 800mila euro provenienti dal conto del Pdl – durante l'interrogatorio-fiume di mercoledì. Ma c'è soprattutto la documentazione acquisita giovedì dagli investigatori della Guardia di Finanza in consiglio regionale. «Il denaro arrivava a pioggia. Non controllava nessuno», ha detto Fiorito ai magistrati, tirando in ballo altri consiglieri regionali: Giancarlo Miele, Andrea Bernaudo, Carlo De Romanis, Lidia Nobili, Stefano Galletto e il rivale di sempre Francesco Battistoni. Fiorito avrebbe fatto anche il nome del presidente del consiglio regionale, Mario Abbruzzese, che già la prossima settimana potrebbe essere convocato in procura, assieme agli altri politici citati, come persona informata sui fatti. «Tutto quello che Fiorito ci ha detto sarà valutato con attenzione, ma l'indagato resta lui», chiariscono i magistrati. Diventa intanto sempre più chiaro quale sistema abbia fatto confluire nelle casse dei partiti, in poco più di due anni, circa 28 milioni di euro, passando da 5,4 milioni del 2010, ai 14 milioni del 2011, ai 9,7 milioni di euro distribuiti nella prima metà del 2012. Il motore che fa girare i soldi sono cinque delibere che si succedono l'una all'altra con la causale «corretto funzionamento dei gruppi» e «rapporto diretto tra elettore ed eletto». La prima, datata 14 settembre 2010, quintuplica il capitolo di bilancio, portandolo da un milione – cifra stabilita durante la giunta Marrazzo – a 5,4 milioni. Da questo momento la cifra non fa che lievitare: con tre atti datati 5 aprile, 19 luglio e 8 novembre 2011, la somma a disposizione dei consiglieri arriva a 14 milioni per una generica «richiesta di fabbisogno». A questo punto ai partiti basta poco per prendersi ciascuno la propria fetta di torta: 100mila euro netti a consigliere, oltre allo stipendio da 8mila euro e ai 4.190 euro di rimborso mensile, con richieste di anticipo per spese ancora da sostenere spesso giustificate con una riga su un foglio: «Richiedo e ricevo per attività svolte sul territorio». Fiorito intanto si prepara a una nuova visita in procura: domani, a Viterbo, dovrà rispondere al pm Massimiliano Siddi «per reato connesso» in relazione alle denunce presentate da Battistoni e da due società viterbesi secondo le quali le fatture depositate nella sede del gruppo del Pdl per il pagamento delle prestazioni fornite sarebbero state gonfiate. (m.r.t.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA