Pirlo senza benzina così diventa difficile illuminare la scena

di Andrea Sini wINVIATO A KIEV (Ucr) Luci spente, all'Olimpico di Kiev. Anzi, luci accese soltanto da una parte. Come due fuoriserie che si incrociano in autostrada, ma una ha gli abbaglianti accesi e l'altra procede con i fari di posizione. Andrea Pirlo può ancora vincere il Pallone d'oro, ma allo stadio Olimpico della capitale dell'Ucraina gli applausi sono tutti per Xavi Hernandez e la sua Spagna. I due architetti del calcio moderno si sono seduti allo stesso tavolo, ancora una volta dopo la sfida di Danzica, ma stavolta uno dei due era senza idee. A Pirlo cadeva quasi la testa, mentre la stella del Barcellona era in una serata di massima ispirazione. Pennellate d'autore per il folletto in maglia rossa, fiato corto per il genio in azzurro, a corto anche di idee. La supersfida tra due dei migliori fantasisti degli ultimi trent'anni non si è neppure giocata. Troppo forte la Spagna, che ha messo immediatamente in difficoltà la squadra di Cesare Prandelli e non ha praticamente dato spazio al gioco azzurro. Nessuna gabbia particolare per bloccare lo juventino, Vicente Del Bosque lo aveva promesso. «È un giocatore fortissimo, ma noi facciamo il nostro gioco». Così è stato, anche se la perfetta organizzazione di gioco della Spagna e la condizione fisica certamente migliore hanno permesso a Busquets e compagni di portare sempre pressione sui portatori di palla avversari. Quasi una gabbia mobile, che si è spostata in orizzontale sulla mediana per stroncare sul nascere qualsiasi tentativo dell'Italia e ripartire. E ripartire, per la Spagna, significa vedere Xavi con la lampadina accesa a dettare i tempi per gli inserimenti, ad appoggiare con i compagni e a inserirsi a sua volta. Così è stato sin dall'inizio, e in particolare nell'azione del secondo gol spagnolo il lavoro del catalano è risultato fondamentale. Palla ricevuta prima della linea di centrocampo, partenza palla al piede a tutta velocità e assist filtrante per Jordi Alba. Dalla magia di Danzica, nel primo confronto con la Spagna, con l'assist per Antonio Di Natale, sono passate tre settimane ed è successo di tutto. C'è stato il gol su punizione contro la Croazia, c'è stato il cucchiaio fatto al portiere dell'Inghilterra nel momento più delicato del quarto di finale. C'è stata la prestazione sontuosa vista in semifinale contro la Germania, quando Pirlo ha letteralmente preso per mano l'Italia, illuminando con la sua fantasia il gioco di un'Italia bella come non mai. Xavi, al contrario, era partito quasi con i fari spenti. Forse perché la Spagna non stava entusiasmando come al solito, o forse è il contrario: la squadra di Del Bosque, per decollare, aveva assoluto bisogno dei suoi guizzi. A 32 anni suonati, non viene dato tra i candidati per l'edizione 2012, ma forse è stanco di arrivare terzo (gli è già successo tre volte) e magari stavolta non ci sta pensando proprio. Pirlo ha tirato la carretta per un mese, ha illuminato con le sue veroniche gli stadi di Polonia e Ucraina, dove è diventato un vero e proprio idolo, ma nella serata più attesa è rimasto a guardare. E tra l'altro, a differenza del suo omologo spagnolo, ieri sera non ha potuto contare su compagni di reparto in palla. Iniesta ha incantato, Montolivo si è visto poco o nulla. Xabi Alonso è stato il solito monumento, mentre De Rossi è arrivato alla finale con poche gocce di benzina in corpo. Una partita non fa un Pallone d'oro, ma per sperare di vincere il premio come miglior giocatore d'Europa, la finale del massimo torneo continentale ha il suo peso. Soprattutto perché a guardarti c'è mezzo mondo. Da qui al Pallone d'oro c'è ancora tutto un autunno da giocare, in campionato e in Champions, ma la sentenza di primo grado è pesante. Andrea Pirlo, fantasia col fiato corto, nella serata più attesa è rimasto al buio. ©RIPRODUZIONE RISERVATA