«Interferenza nei nostri affari»

ROMA.Sono state accolte con un misto di irritazione e stupore a Teheran le parole di Silvio Berlusconi, che da Gerusalemme aveva esortato la comunità internazionale ad «aiutare e sostenere l'opposizione» in Iran, invocando «sanzioni forti» verso l'Iran. Irritazione che traspariva ieri dalle parole del portavoce della commissione Affari esteri e sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, Kazem Jalali: quelle di Berlusconi, ha detto, «sono dichiarazioni che non potranno aiutare a risolvere i problemi, ma al contrario li renderanno più complicati». In ogni caso, aggiunge Jalali, le affermazioni del presidente del Consiglio rappresentano «una aperta interferenza negli affari interni di un Paese indipendente».
Teheran smentisce anche l'affermazione fatta da Berlusconi a Gerusalemme secondo cui l'Eni avrebbe «già disdetto» la sua partecipazione a un importante progetto petrolifero in Iran. «Non è vero», ha detto ieri Seifollah Jashnsaz, direttore della compagnia Statale petrolifera iraniana (Nioc). «Le trattative continuano con l'Eni per la terza fase di sviluppo del giacimento di Darkhovin». E sottolinea che il gruppo italiano sta attualmente lavorando alla seconda fase, «del valore di un miliardo di dollari, che dovrà innalzare la produzione da 50.000 a 160.000 barili al giorno».
L'inizio dell'impegno dell'Eni per lo sviluppo del giacimento di Darkhovin risale al 2001, quando il gruppo del cane a sei zampe firmò con Teheran un primo accordo da 550 milioni di dollari per la fase 1, poi diventata operativa nel 2005. Il giacimento di Darkhovin, situato nel sud-ovest dell'Iran 45 chilometri a nord della città di Abadan, ha riserve stimate di 3,6 miliardi di barili di greggio. Con la realizzazione della fase 3, la Nioc si propone di portare la produzione a 260.000 barili al giorno.
Neanche una nota dell'Eni ha chiarito il «giallo». La compagnia italiana si è infatti limitata a precisare che «Eni ha in corso lo sfruttamento di due campi petroliferi in Iran in base a contratti del 2000 e 2001. Non sono stati stipulati nuovi contratti». Fatto sta che la vicenda è rimbalzata anche in Parlamento. «Berlusconi chiarisca», chiede infatti in vice capogruppo del Pd alla Camera. «Aspettiamo di capire come stanno davvero le cose: c'é o no il disimpegno dell'Eni nel paese di Ahmadinejad?». (a.g.)