Tour a rischio per Ivan Basso
TREVISO. Non era umano vincere così: a cronometro o in salita senza distinzione alcuna, permettendosi di decidere chi meritava, al limite, di vincere la tappetta. E qualcuno - quell'orso di Gilberto Simoni - aveva parlato, alla fine del Giro, di un Basso «extraterrestre». Ora quell'affermazione «da sconfitto» (così si disse) potrebbe prendere un significato diverso. C'è infatti anche il nome del vincitore del Giro, Ivan Basso, insieme a quello di Jan Ullrich, nella lista di 58 corridori stilata dalla guardia civil nell'ambito dell'«operaciòn puerto», che ha permesso di accertare l'esistenza di una rete spagnola di doping.
La conferma ufficiale la si è avuta in seguito alla abolizione del segreto istruttorio. Stando all'autorevole emittente radiofonica «Cadena Ser» (che, si sottolinea, è l'unica ad aver fatto il nome di Basso), oltre all'italiano e al tedesco, si possono rintracciare nella lista i più quotati candidati alla vittoria finale nel prossimo Tour de France, la cui direzione si è riservata di decidere solo oggi eventuali esclusioni. E se valesse la regola che a suo tempo aveva escluso Pantani dalla Grande Boucle, la corsa «gialla» dovrebbe essere disputata da outsider. Nell'elenco spagnolo figurano infatti i nomi di altri atleti di primo piano come Joseba Beloki, Roberto Heras e Santiago Botero.
Il segreto é stato tolto su tre delle quattro casse di documenti raccolti dalla guardia civil, i cui agenti hanno decrittato i codici dietro i quali il dottor Eufemiano Fuentes, depositario dei segreti della casa-frigorifero nella quale era custodito il sangue (in sacche) dei corridori stessi, da aggiungere al momento opportuno (autoemotrasfusione) per aumentare l'apporto di ossigeno e ottenere performance maggiori. Fuentes celava nei suoi taccuini i nomi degli atleti che hanno fatto ricorso ai suoi servigi (per il momento si tratta esclusivamente di ciclisti). Il ministro spagnolo dello Sport, Jaime Lissavetzky, si incontrerà domani con il collega francese Jean François Lamour, e non si esclude che vengano presi provvedimenti a carico dei corridori interessati. Il documento della giustizia spagnola potrebbe così incrociare la sua strada con la decisione del Tas, attesa per oggi, in merito alla partecipazione al Tour della Astana-Wurth (che ieri ha passato i controlli medici), della quale ben 15 atleti sarebbero coinvolti nell'inchiesta, come ribadiva ieri il quotidiano El Pais. L'altro giornale Abc fa altri nomi: oltre ai 15 della ex Liberty, 23 sarebbero della Comunidad Valenciana, mentre tra gli altri 20 ci sarebbero anche Sevilla, Vicioso, Serrano, Quique Gutierrez, Mancebo, Tyler Hamilton, Santi Perez e i fratelli Osa.
In Spagna il doping non è classificato come reato (tant'è vero che la Vuelta era considerata da molti puristi, fino a un paio d'anni fa, un vero inferno della trasgressione alle regole), pertanto i ciclisti non sono indagati, ma soltanto citati come testimoni. In Francia la legge antidoping esiste, è durissima e porta direttamente in galera gli indagati. In Italia la legge c'è solo da qualche anno, ma non è chiarissima nel computo delle pene.
Il ciclismo torna a cadere nella vergogna dei «trucchi» illeciti messi in atto per vincere. Resta anche il fatto che, almeno nel ciclismo, le indagini vengono fatte e qualcuno paga lo scotto della «furberia».
(Antonio Frigo)