«Gli innovatori? Sono coraggiosi visionari Ma scuola e imprese devono parlarsi di più»
Elena Del Giudice / UDINEL'innovazione? È un mix che arriva dalla somma di «coraggio, dell'essere un po' visionari e anche della fortuna di trovare chi condivide la stessa visione». Ma per sostenerla, ad esempio nel 4.0, «servono competenze che le nostre università, al momento, non formano». È Gianpietro Benedetti, presidente del Gruppo Danieli, a spiegare come sia proprio l'innovazione a garantire la competitività di aziende, come questa, radicate in Italia. L'innovazione, per Gianpietro Benedetti, che cos'è? «Avere un'idea utile a evolvere o a inventare ex novo un prodotto o per produrlo in modo diverso».Mentre per Danieli?«Danieli realizza impianti siderurgici e produce acciaio, per cui il concetto di innovazione deve declinarsi su questi aspetti. L'acciaio ha un total cost per tonnellata dato da capex e opex (il capex, acronimo di Capital Expenditure, cioè le spese in conto capitale, l'opex è la spesa operativa o costo operativo), qui l'innovazione se interviene sul processo, semplificandolo, diminuisce spese e costi. Un esempio è Mi.Da, uno stabilimento siderurgico di nuova concezione che produce senza soluzione di continuità da rame a prodotto finito, riduce i consumi di energia del 20%, richiede il 60% in meno di personale rispetto ad un impianto moderno, di cui Danieli è l'unico produttore mondiale, avendolo brevettato».Meno costi ovvero maggiore competitività.«L'innovazione è finalizzata alla competitività e in Danieli siamo motivati a innovare perché appartiene alla cultura e al Dna del nostro Gruppo. Da sempre. Del resto il nostro motto è "A step ahead".».L'innovazione deve essere continua per restare davanti ai competitors?«Certamente. Nel nostro settore servono 10/15 anni affinché un'innovazione di processo o di macchinario, si imponga. Raccogliamo oggi i risultati di innovazioni che abbiamo messo a punto quindici anni fa. Ma mentre i nostri competitors iniziano ora a imitare i nostri impianti, noi abbiamo alle spalle 15 anni di prove ed evoluzioni di quel primo esemplare che altri cercano di copiare».Gli investimenti in innovazione, e quindi ricerca e sviluppo, quanto valgono ogni anno?«Parliamo di cifre importanti dai 140 milioni di euro l'anno in su, composti da ricerca, certamente ma anche da coraggio».Coraggio?«Serve coraggio e serve anche essere un po' visionari nell'iniziare a lavorare su un nuovo impianto o su nuove tecniche di produzione, e serve anche un pizzico di fortuna nell'individuare un cliente che abbia il tuo stesso coraggio, il tuo stesso entusiasmo e la tua stessa voglia di innovare».Il cliente ideale esiste?«In Danieli abbiamo Abs, che è il nostro grande "reparto prototipi" che per primo sperimenta i risultati, fortunatamente spesso positivi, dell'innovazione che riusciamo a produrre. Il premio che ci è stato recentemente consegnato a Tokyo, e che ci classifica come i maggiori innovatori del settore, è legato all'investimento sulla rotoforgia fatto in Abs».E Digi&Met che cos'è dentro il Gruppo Danieli?«Digi&Met è l'evoluzione di un percorso di digitalizzazione iniziato diversi anni fa, quando abbiamo progressivamente incrementato il nostro interesse per l'automazione. Oggi è una divisione che si dedica ad approfondire tutto ciò che è legato ad automazione, sensoristica, big data nelle diverse applicazioni».Difficoltà?«Una delle principali è reperire personale formato. Si parla di industria 4.0, big data, data analyst, ma corsi universitari che formino figure professionali dedicate non sono stati sufficientemente avviati con laboratori e strumenti appropriati».Come sistema Paese per sostenere l'innovazione, dobbiamo puntare sulla formazione.«È un tema discusso da anni ma non ancora compiutamente realizzato. Abbiamo apprezzato la splendida idea di collaborazione tra scuola e impresa e la stiamo supportando al meglio delle nostre possibilità e i risultati si iniziano a vedere a partire dalla motivazione di studenti e docenti che, a fronte di progetti concreti, si impegnano al al massimo. Con risultati spesso sorprendenti: sono le energie del futuro. Ed è su questo che si deve investire con un impegno generale per migliorare le soft skill, e mi riferisco al senso del dovere, a un atteggiamento che porta ad impegnarsi al meglio in ciò che si fa, il desiderio di realizzarsi in ciò che si fa... Le qualità della nostra società contadina che insegnava a lavorare bene e quando serve per poter cogliere i frutti. E poi la scuola deve imparare a riconoscere e premiare le eccellenze».Il sistema Paese, invece?«Deve compiere un salto in avanti, destinare risorse alla scuola e alla ricerca, sostenere progetti e innovazione. L'Austria ha impostato una ricerca da qui al 2050 per produrre idrogeno a basso costo. Quale altro Stato si impegna per progetti di così lunga scadenza? Servono visione, specializzazione e obiettivi e serve un impegno per affrontare i problemi di sempre a partire dalla burocrazia, per gettare le condizioni affinché il Paese sia in grado di competere e produrre valore aggiunto. Poi, solo poi, la politica può decidere come distribuire la ricchezza». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI