Il banchiere Vittorio Volpi: «I fondamentali ci salveranno»
PORDENONE Il licenziamento come ultima risorsa che disonora l'azienda, decisioni condivise, non imposte da una piramide, convivenza armonica di contrapposizioni, rispetto delle forme che a volte hanno più valore della sostanza, previsione assoluta degli imprevisti. Non è un mondo fantastico, ma il Giappone descritto da Vittorio Volpi, banchiere e scrittore ospite a Pordenone, ieri sera a palazzo Montereale Mantica, per la presentazione del suo nuovo libro, Il visitatore. Alessandro Valignano, un grande maestro italiano in Asia (Spirali), nel corso dell'incontro Le scommesse dell'Asia. Una visione dell'immutabilità dei popoli, quella di Volpi, che sembra quasi una condanna. Dice: È la dedica che mi fece Fosco Maraini, ripresa da un concetto di Tacito, ma bisogna vederla su due piani: i fondamentali di una cultura non mutano nello spazio di anni, ma nell'arco di secoli. Gli scambi tra i popoli, per fortuna, favoriscono i cambiamenti, ma la globalizzazione non va verso una occidentalizzazione del mondo: 8 degli 11 stati in crescita nel mondo sono nell'area asiatica, bisogna tenerlo presente. Come vede un banchiere l'attuale situazione italiana? Rispondo – afferma Vitotrio Volpi – con un esempio: in Inghilterra ci sono oltre due milioni di imprese, da noi oltre sei milioni. Questo dato dà la dimensione della dinamicità della nostra economia, che è vitale e creativa. Già nel passaggio all'euro nel 2001 il 42% dei nostri titoli di stato erano in mani estere, impensabile in Giappone, c'è da chiedersi come mai è stata sottovalutata allora la situazione. Se i francesi, che hanno 423 milioni dei nostri titoli di stato, domani decidessero di metterli sul mercato, non avremmo scampo, ma sono certo che i nostri valori fondamentali ci salveranno. Gabriele Giuga ©RIPRODUZIONE RISERVATA