Ricordo di Tomadini
Un plauso alla cividalese Loretta Fasano per il suo encomiabile impegno inteso a riscoprire il grande miniaturista Marcello Tomadini (nato il 27-4-1893, morto a 86 anni di età il 10-6-1979). Impegno che le fa onore nel ricordarci la figura nobile colta umile e schiva di questo indimenticato personaggio.
Io lo ricordo non solo amico di mio padre Antonio (abitavano ambedue in tel borc di San Dumìni a Zividât) ma anche come insegnante di disegno alle medie a San Pietro al Natisone (anni 50) con altri miei professori (Dino Menichini, GBattista Passone, Walter Faglioni, Onofrio Vitiello e i coniugi Cozzarolo Rosa e Agostino).
Faceva parte di un gruppo di cividalesi che per lungo tempo han costituito una preziosa 'scuola artistica": tra questi ricordo almeno i due Bront Vigj e Jacum, Glauco Orsellini, Onofrio Vitiello, Emanuele Partanni, Carlo Mutinelli, Antonio Coceani, e 'siôr Tonìn" mio padre, con altri bravi maestri artigiani (come Geretti e Pino Mosciòn) che si davano ogni tanto appuntamento per un incontro d'arte, a Natale o Pasqua, ospiti del mitico Toni Quintavalle; altre volte (àuspice Mutinelli) esponevano in collettiva nelle ampie sale delle Orsoline: in quella Zividât vera ponta di zitât (come la cantava Toni Riep).
Per molti anni dunque, vero cenacolo culturale, simbolico anche per l'amicizia che li univa.
Tomadini, dunque, accademico della Tiberina di Roma per le Belle arti, notissimo (ma nemo propheta...) e geniale miniaturista che ha 'lavorato" anche per il celebre Totò (sua la pergamena con lo stemma della famiglia del principe de Curtis): io conservo la pubblicazione 'Incontri sul Natisone" curata da Mario Brozzi nel '55, che riporta in copertina una splendida miniatura che sintetizza i tesori di Cividale.
Oltre che artista, come uomo e soldato (di fanteria) soffrì anche la tragedia del Lager, ricordata nei suoi dipinti: come l'opera datata Thorn 1943 (in Polonia) dove una lunga fila di deportati entra nel Lager tra il filo spinato sorvegliati dalla sentinella armata, e quella del 1944 con il treno diretto verso i campi di concentramento.
E merita ricordare anche quella donata nel 1954 al santuario di Castelmonte in occasione dell'anno mariano: un quadro a olio con la frase: «negli anni di dura prigionia in Polonia e Germania» a ricordo della terribile esperienza vissuta.
E con lui in prigionia anche un cappellano militare (che a Roveredo in Piano fece nascere la chiesetta del Deposito dedicata a don Bosco, inaugurata nel 1938 con l'ordinario militare monsignor Angelo Bartolomasi) don Luigi Pasa, nobile figura anche di grande educatore dei giovani, che volle seguire i 'suoi" avieri deportati in Germania: morirà missionario in Argentina.
Tra i diversi ricordi conservo anche una poesia autografa con dedica nel 1956 vergata con la sua caratteristica grafia «al caro Sergio con l'augurio vivissimo che l'Arte ti dia il miglior conforto nelle vicende non sempre liete della vita».
Sergio Gentilini