Mattarella: «Un successo dello Stato» Meloni a Palermo: «Nessuna trattativa»

le reazioniAntonio Bravetti / romaEsultano le istituzioni e la politica per l'arresto di Matteo Messina Denaro. «È un successo di tutto lo Stato», dice il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui la mafia ha ucciso il fratello Piersanti. «È una giornata di festa - sorride Giorgia Meloni - una grande vittoria dello Stato, che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia». Di «risultato storico nella lotta alla mafia» parla il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. «È stato catturato il più pericoloso dei latitanti mafiosi. Questo - osserva il ministro della Giustizia Carlo Nordio - dimostra che la mafia può essere vinta». Poche ore dopo l'arresto Meloni vola in Sicilia per rendere omaggio alla stele di Capaci che ricorda Giovanni Falcone, la moglie e la scorta uccisi nel 1992: «Abbiamo raccolto il testimone", dice la presidente del Consiglio. Poi a Palermo assicura che «non c'è stata nessuna trattativa» e spiega: «Non abbiamo vinto la guerra, non abbiamo sconfitto la mafia ma questa battaglia era fondamentale: è un colpo duro per la criminalità organizzata. Oggi possiamo dire ai nostri figli che le cose possono cambiare e la mafia si può battere». La premier annuncia che proporrà il 16 gennaio come giorno di festa di chi combatte la mafia e auspica che vengano fuori nomi e ruoli di «chi ha eventualmente collaborato» col boss. Difende le intercettazioni, «fondamentali» per la lotta alla mafia, rivendica la difesa del 41bis: «Matteo Messina Denaro andrà al carcere duro perché quell'istituto esiste ancora grazie a questo governo». La cattura del superlatitante, per un giorno, unisce maggioranza e opposizione. L'arresto «serva da ammonimento per i mafiosi - avverte Matteo Salvini - le istituzioni e i nostri eroi in divisa non mollano mai». Oggi «vinciamo tutti», dice Silvio Berlusconi. Per Enrico Letta «la mafia alla fine perde sempre». Gli fa eco Giuseppe Conte, leader del M5S: «La mafia non può vincere. Lo Stato non deve abbassare le difese néora né mai». Carlo Calenda lo definisce «un giorno storico», mentre per Matteo Renzi è «una giornata di festa per tutto il Paese». Nicola Fratoianni chiede un ulteriore passo: «Ora tocca alla politica fare il proprio mestiere: recidere fino in fondo i rapporti opachi tra criminalità organizzata e mondo degli affari, ed esigere istituzioni trasparenti». Il presidente del Senato Ignazio La Russa gioisce per la «notizia bellissima» ed esorta: «La lotta alla mafia non conosce tregua». Quello della Camera, Lorenzo Fontana, è sulla stessa frequenza: «Oggi hanno vinto lo Stato e gli italiani che credono nei valori della legalità e della giustizia». E tutti ora, dopo settimane di esitazione per via del braccio di ferro ancora in corso sulla presidenza delle bicamerali, si dicono d'accordo nel voler dare il via libera alla commissione Antimafia, che vide la luce per la prima volta nel 1962. Per la presidenza circola il nome della penalista siciliana Carolina Varchi, di Fratelli d'Italia. --© RIPRODUZIONE RISERVATA