Ibero-Latino Americano tra impegno e leggerezza alla vigilia delle premiazioni
il programmaFederica GregoriUltima giornata di concorso al 37° Festival del Cinema Ibero-Latino Americano al Teatro Miela: stop alle competizioni in vista della cerimonia di premiazione di domani sera. Anche oggi il festival continua a tenersi in equilibrio tra impegno e leggerezza, tra vicende drammatiche - il film guatemalteco delle 10.45 "El silencio del Topo" che ricostruisce la storia del giornalista Elías Barahona, appunto "el Topo" perché infiltrato per smascherare intrighi e repressioni del suo governo negli anni '70 - e accenti più scanzonati, come il racconto della nascita di una hit musicale: ancora 10.45 ma in Sala Birri, il documentario argentino-uruguayano "30 años de La Pachanga" celebra successo e amicizia di Vilma Palma coi Vampiros, la band che lanciò il brano che spopolò in America Latina nel '92. In tutto questo esotismo incuriosisce che il titolo proposto fuori concorso alle 19.30, il giallo italo-agentino "Il morso del ramarro", sia girato nell'italianissima Chiavari, Liguria, da Maria Lodovica Marini, liberamente tratto dal romanzo omonimo di Valeria Corciolani. Il cortocircuito che lega Italia e Argentina è nella sceneggiatura che vede, da Buenos Aires, Juan Bautista Stagnaro, che fu autore con la regista María Luisa Bemberg dello script di "Camila" candidato agli Oscar 1984; co-scrivono Carlo Michele Marenco e Nerio Bergesio, triestino trapiantato a Chiavari e ospite stasera al festival con la regista. Regista che cala un poker d'investigatori avanti con l'età scesi in campo per smascherare un trio di rampolli della Chiavari bene divenuti rapinatori per noia: i tre, ipocondriaci cronici sempre in fila in farmacia, si convinceranno di essere perseguitati da una specie di spirito sciamanico. Il film - e prima ancora il romanzo - aspira a ricreare le atmosfere degli arzilli clienti del BarLume nati dalla penna di Marco Malvaldi: ma ciò senza possederne la verve né il ritmo, in un lavoro penalizzato da una recitazione dilettantesca, dialoghi stentati di una lentezza esasperante, situazioni improbabili e soluzioni imbarazzanti: vedi il flashback in cui la protagonista femminile, Tiziana Foschi della Premiata ditta, scopre il tradimento del marito, trash allo stato puro. Onirico e intriso di realismo magico ma con più nodi irrisolti in sceneggiatura che non lo fanno pienamente decollare, l'argentino fuori concorso "Nuestros días más felices" di Sol Berruezo Pichon-Rivière alle 15, che indaga il rapporto madre-figlio, uno dei temi più gettonati al festival. Agatha non ha mai più avuto un compagno, Leonidas non è in grado di costruirsi una famiglia. Che succederà se un giorno Agatha si risveglia nel corpo di una bimba di 7 anni? Da segnalare la partecipazione al festival, alle 17.15, del regista Manuel Basoalto: il suo "Neruda fugitivo", dedicato al nonno poeta, è la ricostruzione del suo esilio dopo aver denunciato in Parlamento soprusi e violenza del governo di Videla.