Povertà in crescita, dal Comune oltre 66 milioni di aiuti nel 2022

Laura ToneroNon hanno i soldi per procurarsi da mangiare, per riscaldare la casa, per acquistare dei medicinali, per garantire ai propri figli delle scarpe che tengano i piedi al caldo e all'asciutto. La povertà a Trieste è in aumento. Povertà economica, educativa, relazionale, con nuove emergenze dettate dagli aumenti spropositati del carrello della spesa e delle bollette. Per rendersi conto della portata della situazione basta scorre i dati dei Servizi sociali del Comune che supportano 3.600 anziani, 3.700 famiglie, oltre mille minori e 1.400 persone con disabilità. Il Dipartimento Servizi e Politiche sociali nel 2022 ha già assunto impegni per un valore di oltre 66 milioni di euro, e l'anno non è ancora terminato. Il bilancio del 2021 contava 80 milioni. E poi c'è la Caritas diocesana che lo scorso anno ha supportato oltre 5 mila persone tra residenti e richiedenti protezione internazionale, e che tra i nuclei familiari che oggi aiuta conta 850 minori. Al suo Emporio della Solidarietà, aperto nell'ex Teatro della Parrocchia Beata Vergine delle Grazie in via di Chiadino 2, dove le famiglie ritirano beni di prima necessità, nel 2021 sono entrate 966 persone (159 nuclei familiari con figli minori), al 10 novembre di quest'anno se ne contavano già 959. Gente che ha fame, che talvolta accompagnata da un senso di vergogna entra per chiedere aiuto, che ha bisogni che molti triestini non riescono neppure ad immaginare esistano. «La povertà a Trieste si manifesta sotto diversi aspetti e interessa tutte le fasce d'età - rileva l'assessore ai Servizi sociali Carlo Grilli -, contaminando anche situazioni un tempo non considerate a rischio. L'attuale congiuntura economica, con un aumento notevole dei costi dei beni di prima necessità, sicuramente incide nell'allargare la platea di cittadini in difficoltà nel far quadrare i conti ogni mese. E oggi la sfida è proprio quella di riuscire ad intercettare queste nuove forme di povertà».Gli sportelli dei Servizi sociali «registrano - rileva Grilli - un aumento degli accessi e della complessità delle situazioni, ed emerge una forte preoccupazione tra i professionisti del sociale rispetto alla capacità del sistema di far fronte a queste nuove povertà: non per incompetenza, ma per la necessità di mettere in campo strumenti e forme di attivazione diversi da quelli adottati per altre emergenze». L'assessore ci tiene a sottolineare come «il Comune riesca a far fronte alle tante e diverse necessità dei più fragili, grazie anche a una rete di associazioni che ci aiutano ad arrivare dove da soli non ce la faremmo». Al Centro di ascolto della Caritas diocesana nel 2021 le persone accolte sono state 794, mentre nei primi nove mesi del 2022 se ne sono contate 832. Di queste quelle over 55 nel 2021 sono state 329 (il 41%), e 345 nel 2022. «Si tratta perlopiù di persone che non riescono a rientrare nel mercato del lavoro in modo stabile e continuativo - spiega il direttore della Caritas, don Alessandro Amodeo - oppure di uomini e donne che percepiscono una pensione che non consente di condurre una vita dignitosa». Don Amodeo inoltre evidenzia come le persone tra i 55 e i 67 anni, che vivono in povertà, «possano subire una sorta di "invecchiamento precoce", nel senso che le condizioni socio-economiche e talvolta anche sanitarie, le rendano equiparabili a persone di un'età molto più avanzata. Un fenomeno definito "premature aging", a cui si comincia a prestare attenzione a livello europeo e che coinvolge prevalentemente le persone senza dimora». Il caro bollette impone sacrifici a molte famiglie, «ma per chi vive condizioni di disagio socio-economico, il rischio è che i costi diventino insostenibili», sottolinea il direttore che indica come «dall'inizio dell'anno la Caritas abbia erogato 37.896 euro per pagare le bollette delle persone e delle famiglie in situazione di disagio».In un contesto già difficile si è innestata anche l'emergenza dettata dallo scoppio della guerra in Ucraina: la Caritas ha accolto 268 persone, in prevalenza donne con bambini che sono fuggiti da quell'inferno spesso senza i padri e i mariti costretti a rimanere in patria. Il Centro di ascolto diocesano ha sostenuto ulteriori 213 nuclei familiari provenienti dall'Ucraina, che non erano inseriti nel sistema di accoglienza e che sono stati ospitati da amici o parenti. --© RIPRODUZIONE RISERVATA