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Tiziana CarpinelliDecaduti a giugno Michele Luise e Debora Marizza dalle rispettive cariche di presidente e vice dell'Ambito socioassistenziale Basso Isontino, dove siedono nove municipalità del mandamento più Grado, l'organismo resta a quasi cinque mesi di distanza ancora acefalo. Sulla nuova nomina, infatti, si è sedimentato nei mesi lo stallo politico. «Non operativo», precisa Anna Cisint: il Comune capofila è Monfalcone e, per statuto, è legittimato alle convocazioni delle sedute e pertanto a portare innanzi tutte le attività precipue dell'Ambito e le sue progettualità strategiche, comprese quelle legate ai fondi Pnrr. «Cosa che sta appunto avvenendo: si sta lavorando», aggiunge. L'immobilità riguarda invece l'assegnazione dell'incarico verticistico, congelato perché i comuni non stanno trovando la quadra, tant'è che l'ordine del giorno di agosto sul punto è saltato. Meglio: appaiono su fronti opposti schierati. Da un lato c'è infatti il centrodestra e Monfalcone, la municipalità capofila con la maggior fetta di popolazione, che incardina al suo interno gli uffici (e quindi i relativi oneri, come il pagamento dei salari dei dipendenti, in bilancio) e per questo ne rivendica il potere decisorio sul nome, vale a dire Stefano Vita, dirigente medico e assessore alle Politiche sociali, subentrato a Luise nel secondo mandato Cisint. Dall'altro la più parte dei comuni di centrosinistra, ma con due vistose defezioni - Ronchi dei Legionari e soprattutto San Canzian - a rivendicare un altro candidato al ruolo: in prima battuta Marco Vittori, sindaco di Sagrado, frequentatore dei tavoli dell'Ambito fin dai tempi dei suoi precedenti assessorati, e in seconda, nella successiva salomonica contro-proposta di una staffetta, Serena Francovig da Staranzano, con passaggio del timone nel 2024 a Vita, fino ad allora vicepresidente. Ipotesi, meglio dirlo subito, cassata da Cisint, che in una parola la definisce «irricevibile». Non sfugge, da un punto di vista puramente tattico, che la partita sulla poltrona dell'Ambito - poltrona peraltro nient'affatto remunerativa, anzi a gettone zero - è la prima, dopo anni, in cui il centrosinistra ha in mano il pallino. Questo in linea teorica e guardando solo ai numeri, ché altro sono le decisioni dei sindaci. Qualcosa è infatti cambiato dopo gli ultimi esiti amministrativi, che hanno spostato Ronchi dei Legionari e San Pier d'Isonzo a centrosinistra. Va annotato altresì che dal 2019, su modifica delle regole in Regione, non vale più un voto-un comune, bensì quello ponderale, cioè ogni municipalità si vede assegnata una quota sulla base della popolazione, sicché il voto di Monfalcone vale 4 e pesa di più rispetto, per esempio, a quello di San Pier, che conta 1. In astratto, pertanto, se il centrosinistra desse un'indicazione unitaria riuscirebbe a imporre agevolmente un suo uomo o donna di fiducia, per 12 a 9 sul centrodestra. Ma, come dice il proverbio, il diavolo c'ha messo qui la coda. Perché Vita non incassa, banalmente, l'appoggio del solo centrodestra (oltre a Monfalcone, Grado e Fogliano): il suo profilo convince anche due comuni a traino politico opposto e con quote di voto non ininfluenti, Ronchi e San Canzian. Sicché la linea Cisint, sempre sulla carta, passa agevolmente come un filo sottile nella cruna dell'ago. Di traverso, e a favore delle altre municipalità che per una serie di motivi non intendono mollare l'osso, interviene però lo Statuto: per avere validità, una seduta - compresa quella di nomina della presidenza - deve avere presente la metà dei componenti più uno. Sicché, sottolinea Enrico Bullian, sindaco di Turriaco, «se cinque contras si alzano ed escono dall'aula, la nomina non potrà mai essere formalizzata». Resta tuttavia il dato politico, in questi ragionamenti, della divisione in capo al centrosinistra nel mandamento. «Un'occasione mancata per dimostrare che tutti assieme abbiamo i numeri», rimarca non a caso Riccardo Marchesan, sindaco di Staranzano. Quanto a Bullian non ne fa solo una questione di Ambito, consapevole che la presidenza «non ha valore pienamente decisorio», ma lega la partita ad altri nodi da sciogliere, ai suoi occhi ben più preminenti: «Se c'è un contesto da ricostruire per creare un legame mandamentale allora ci sono delle vicende da affrontare, in primis la questione urgente sul controllo analogo proprio degli enti minori sollevato da Anac, che ci ha chiesto risposta entro 30 giorni, poi i ratei di Isa Ambiente, che pensano per 1,6 milioni di euro, di cui 400 mila solo da Monfalcone, e il Ccm, un argomento qui però in via di risoluzione». Cisint non ne vuole sapere di questi ragionamenti "politici": preminente, dice, è «fare l'interesse e il bene dei cittadini, scegliendo la competenza e la capacità di relazione che Vita, dirigente medico, indubbiamente ha e saprà impiegare per dare risposte alla collettività». «Infatti - spiega - sta già affrontando diverse questioni, vedi le dipendenze e la pediatria, muovendosi come se avessimo già effettuato la nomina. Vogliono far mancare il numero legale? Un peccato, dividersi su questi problemi, bisognerebbe primariamente pensare al cittadino: a ogni modo per me si può anche andare avanti così, senza nomina: non cambia nulla». Il pallino lo tiene Cisint. --© RIPRODUZIONE RISERVATA