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le vociElisa ColoniDonazioni ridotte, accordi e convenzioni destinati a essere rivisti e, soprattutto, forti timori per l'inverno alle porte. A Trieste e nell'Isontino, tra chi si occupa di assistenza e supporto al disagio, in tempi di caro bollette e inflazione in corsa c'è una inevitabile preoccupazione. A meno che non si voglia tagliare o rimodulare i servizi offerti, nelle casse dovranno entrare più soldi, che arrivino dal pubblico o dai privati.Per ora la situazione sembra essere sotto controllo, complice un meteo clemente che tiene lontana la necessità di accendere il riscaldamento. «Ma quel momento arriverà - commenta il direttore della Caritas di Trieste don Alessandro Amodeo - e già oggi abbiamo visto i primi rincari. Valuteremo la situazione ma, se le cose dovessero farsi di difficile gestione, non potremo che chiedere di rimodulare gli accordi». La Caritas, oltre a usare fondi propri, ha delle convezioni con Comune e Prefettura. «Di sicuro - aggiunge - non potremo rimodulare i servizi, perché noi forniamo solo l'essenziale, e non posso togliere la cena a chi ha bisogno. Però stiamo facendo già da settimane un'opera di sensibilizzazione con le persone che ospitiamo, sia nella case che nelle strutture, per spingerle al massimo risparmio e contenimento dei consumi». Adalberto Chimera, vicedirettore della Caritas di Gorizia, spiega che «per ora la situazione è sotto controllo, ma il timore per l'inverno c'è, dovendo gestire il dormitorio di Monfalcone e quattro empori della solidarietà, a Gorizia, Gradisca, Cervignano e Monfalcone. Negli ultimi due casi disponiamo di un sostegno dai Comuni, e per il resto è tutto basato su fondi della Fondazione. Siamo in attesa di vedere le prossime bollette, poi decideremo». «Noi abbiamo già notato un importante calo delle donazioni dai privati, in questo momento così difficile per tutti - spiega Daniela Luchetta, presidente dell'omonima fondazione -. A eccezione della convenzione con la Prefettura per l'accoglienza dei profughi ucraini, per tutto il resto della nostra attività di sostegno ai bambini malati e alle loro famiglie, non percepiamo fondi pubblici, viviamo solo di donazioni da privati, e se le persone non dovessero riuscire più a sostenerci, non potremmo che dover fare dei seri ragionamenti. E sarebbe un dolore, dopo trent'anni di attività che funziona». Per Paolo Parisini, referente per la Comunità di Sant'Egidio a Trieste, «le difficoltà si vedono già: nell'ultimo periodo abbiamo registrato una crescita del 35% di domande di sostegno al pagamento delle bollette. Grazie al sostegno, ulteriormente rafforzato, della Fondazione CRTrieste riusciamo a farvi fronte, ma la situazione spero non precipiti con l'inverno». Preoccupazione anche nella comunità di San Martino al Campo, con don Mario Vatta che di recente ha lanciato un appello a tutti coloro che possono aiutare. Spiega Miriam Kornfeind, coordinatrice della Comunità, che «i fondi sono diminuiti e già abbiamo avuto difficoltà nel pagamento delle rette per il trasporto pubblico ai bambini di famiglie disagiate, quest'anno per la prima volta. Abbiamo poi dovuto ridurre il cosiddetto fondo Sos, con cui aiutiamo le persone con affitti e bollette, ma è l'inverno che ci spaventa. Abbiamo un enorme bisogno di sostegno da parte di chi può».Non privo di preoccupazioni, ma per ora più ottimista, il presidente della Fondazione Casali, Francesco Slocovich, che precisa che «ovviamente è la stagione fredda che ci impensierisce, ma per ora non abbiamo osservato una crescita della domanda di assistenza, forse anche grazie al reddito di cittadinanza, sicuramente fallito nella sua missione di ricollocare le persone disoccupate, ma che ha dato un supporto alla povertà, almeno nel nostro specifico caso». Lori Sampietro, presidente della Fondazione Caccia Burlo Garofolo, sottolinea che «per ora non ci troviamo di fronte a particolari, nuove, criticità, ma se la situazione dovesse peggiorare saremo costretti a rivedere i canoni. Speriamo nel sostegno di chi ha la possibilità di aiutare, perché in questo momento ce n'è davvero bisogno». --