Fmi, l'economia verso una tempesta globale
il casoAlberto SimoniCORRISPONDENTE DA WASHINGTON La direttrice del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) Kristalina Georgieva va alla Georgetown University e davanti ai giovani studenti del prestigioso ateneo gesuita, offre un'anticipazione dei temi e dello stato di salute dell'economia mondiale a pochi giorni dall'inizio della riunione autunnale di Fmi e Banca mondiale a Washington. Lo spazio per l'ottimismo è poco. I numeri dell'economia, le crisi globali e l'incombente recessione dominano sia il discorso sia il dibattito che la numero uno del Fondo fa con Joel Hellman, preside della scuola per aspiranti diplomatici della Georgetown. L'economia mondiale si «sta muovendo come una nave in acque agitate», è l'immagine che offre Georgieva che indica come le minacce alla stabilità siano aumentate: la crisi energetica in Europa; quella del mercato immobiliare e la pandemia in Cina; l'inflazione e la frenata degli investimenti negli Usa, sono i punti di maggiore incertezza per il futuro.Fra gli scenari simulati dettati dalla situazione, quello di una perdita i 4000 miliardi di dollari in ricchezza da qui al 2026. Per il 2022 il Fmi manterrà le stime di crescita ferme al 2,3%, ma «quelle del 2023 sono aggiustate al ribasso». Non dice di quanto caleranno, invitando a leggere quando sarà diffuso la prossima settimana il World Economic Outlook. Quest'anno le previsioni sul Pil per il 2023 sono state riviste tre volte. Tre mesi fa sono state aggiornate a 2,9%. Gli analisti del Fmi «stimano che circa un terzo dell'economia mondiale sperimenterà almeno due trimestri consecutivi di contrazione quest'anno o il prossimo». Non si tratta più insomma di cogliere i segnali della crisi, quelli ormai sono evidenti, ma di individuare gli strumenti per governare la situazione.Il primo terreno di confronto è la lotta all'inflazione: quel che le istituzioni internazionali, i governi e le Banche centrali devono fare è agire per impedire l'impoverimento delle fasce più deboli e dei Paesi emergenti; l'intervento però - spiega il capo del Fmi - deve essere bilanciato ed equilibrato per evitare di spingere in una profonda recessione il pianeta. È in questo contesto che giunge il sostegno all'approccio della Federal Reserve sul tema del contrasto all'inflazione. «Bisogna agire con decisione anche se l'economia inevitabilmente rallenta», ha detto nel suo intervento dove ha ribadito che l'inazione e «il costo di un passo falso» sarebbe enorme. Janet Yellen, segretario al Tesoro Usa, proprio ieri in un discorso ha ribadito che «bisogna essere consapevoli che ci saranno ricadute internazionali dovute all'inasprimento delle politiche monetarie più rigide nei Paesi avanzati». Agire è fondamentale e il messaggio risuona ormai anche alla Bce dove sono convinti che l'inflazione non scenderà da sola e si muove ben sopra le attese. Nella riunione del 7-8 settembre la Bce ha alzato i tassi di 75 punti base, nonostante alcuni governatori spingessero per un più modesto 0,50%. Ci saranno comunque altri interventi e l'ipotesi di un rialzo complessivo nel 2022 del 2% è ormai concreto. Sono queste le azioni che Georgieva ha promosso nel suo discorso. Il timore che ha espresso è che se non si agisce con equilibrio e puntualità, l'inflazione diventerebbe ingestibile e costringerebbe nel lungo periodo a «rialzi dei tassi più rapidi e più ampi». Georgieva ha provato a infondere qualche nota di ottimismo agli studenti dicendo che l'Fmi ha i mezzi per sostenere chi è in difficoltà e che ha varato programmi di supporto in 93 Paesi per un totale di 258 miliardi di dollari. Potrebbero non bastare dinanzi a un mondo frantumato: «Se il mondo si dividesse in blocchi - è il messaggio che ha lasciato la direttrice del Fmi - saremo tutti più poveri». --© RIPRODUZIONE RISERVATA