Sull'accoglienza tensione fra Caritas e Linea d'Ombra
Francesco CodagnoneBotta e risposta a distanza tra l'organizzazione Linea d'Ombra e la Caritas di Trieste. Quest'ultima, difatti, non parteciperà all'incontro voluto dall'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) al fine di discutere la situazione accoglienza in città. Le ragioni risiederebbero nella partecipazione di Ldo (che invece siederà al tavolo) allo "Smarza Pride", manifestazione tenutasi lo scorso 17 settembre. In tale occasione, i portavoce di Ldo hanno difatti dichiarato di essere presenti alla parata per «protestare in nome dei diritti negati, contro la violenza dei confini, perché la discriminazione subita dai migranti ha la stessa radice di quella contro la comunità Lgbtqai+». Dichiarazione che sembrerebbe non essere stata accolta di buon grado dalla Caritas, che ha così deciso di non prendere parte all'incontro organizzato da Unhcr. La decisione è stata comunicata in una email inviata a Ldo, poi riportata dai portavoce di quest'ultima sulla propria pagina Facebook, in un post pubblico. Nella email si legge: «La Fondazione non ha intenzione di sedersi al medesimo tavolo che vedrà accolto un ente che ha rilasciato dichiarazioni che riteniamo irricevibili e che non posso minimamente condividere». Sempre nel post non è mancato il commento di risposta di Ldo: «Ad oggi sono circa 300 persone che dormono in strada pur avendo iniziato la procedura di accoglienza. Per noi prima di tutto viene la missione che ci siamo dati: sostenere la popolazione migrante. La Caritas Diocesana di Trieste evidentemente ha priorità diverse dalle nostre». Pronta la replica di don Alessandro Amodeo, direttore della Caritas: «La nostra posizione - quella di non partecipare all'incontro - è momentanea, e non preclude la possibilità di una collaborazione futura con l'organizzazione in questione. Siamo tuttavia basiti dal modo in cui questa vicenda sia stata gestita dai portavoce di Ldo, che hanno scelto di pubblicare la nostra email sui social senza chiederci il consenso, e senza cercare in alcun modo di gestire privatamente la questione in un confronto costruttivo. Tale comportamento va così a minare l'impianto di collaborazione su cui, negli anni, si è costruito il sistema di accoglienza migranti a Trieste». --