Parla Melnichenko: «Sanzioni immotivate e figlie del populismo Chiedo di annullarle»

il casodiego d'amelioRitiene immotivate le sanzioni a suo danno e ha fatto ricorso alla Corte di giustizia europea e al Consiglio europeo. Il magnate Andrey Melnichenko, proprietario dello yacht sequestrato dalla Guardia di finanza dopo l'invasione dell'Ucraina, parla per la prima volta in un'intervista al Corriere della Sera. Non sposa l'invasione, eppure dice che Vladimir Putin non aveva scelta. Il presidente russo non lo ha «mai incontrato da solo», ma «soltanto insieme a gruppi di imprenditori». Per esempio quando Putin ha invitato a palazzo il 24 febbraio l'élite economica del paese, per comunicare l'avvio della guerra. Il tycoon rivendica però la non organicità al regime e chiede che i suoi beni siano restituiti e le sanzioni azzerate. «Non sono un oligarca», dice più volte il miliardario, che da marzo vive in un albergo a Dubai. Sulla guerra Melnichenko si tiene in un difficile equilibrio: spiega che «ogni conflitto armato è una tragedia», che le controversie vanno risolte con la diplomazia e che «la pace deve prevalere», ma aggiunge pure che l'Operazione speciale potrà essere giudicata solo dagli storici, «quando le emozioni non saranno così forti». Per l'uomo d'affari «ciò che conta è riguadagnare un nuovo equilibrio globale», perché questa non è una guerra locale, bensì «un potente movimento tettonico in grado di spaccare il mondo» e costruire «un nuovo ordine mondiale» dopo quello seguito alla Guerra fredda. Di Putin, Melnichenko dice che «ha il sostegno della maggioranza della popolazione» e «non aveva scelta» nel lanciare l'arruolamento dei riservisti, perché «gli Stati Uniti non sono disponibili a raggiungere un accordo sulla sicurezza in Europa. La sola alternativa era riconoscere l'impossibilità di raggiungere gli obiettivi dell'Operazione speciale. Un suicidio politico». Melnichenko rifiuta l'appellativo di "oligarca", precisando di essere «un uomo d'affari che si è fatto da solo. Ho iniziato a 18 anni. Nel 1993, a 21 anni, ho fondato la Mdm Bank. Il capitale era di 30 mila dollari. Quando l'ho venduta nel 2007, il valore era di 4, 5 miliardi: la seconda più grande banca commerciale privata della Russia. Le due aziende che ho creato, EuroChem e Suek, sono costruite secondo la mia visione». Melnichenko ha realizzato una fortuna che ne fa uno degli uomini più ricchi nel suo paese e nel mondo. La chiave, sottolinea, «non sono le mie connessioni politiche. Non ho mai cercato rapporti speciali e non godo di benefici dallo Stato russo. Non abbiamo mai comprato nulla dallo Stato. Non ho mai avuto incarichi politici e dal 2004 non vivo più in Russia», mai piaciuta alla moglie di origini serbo-croate. Il magnate stigmatizza le sanzioni personali e quelle imposte alla Russia: «Ingiuste e immotivate. Non contribuiscono agli obiettivi dell'Ue e sono in violazione della legge comunitaria». Per questo ha fatto ricorso alla Corte europea e al Consiglio europeo. La scelta di Roma di congelare la proprietà dello yacht viene attribuita da Melnichenko al fatto che «viviamo in un mondo populista. I politici vogliono mostrare che fanno qualcosa. Come molti ostaggi che subiscono cose ingiuste, comincio a trovare scuse per giustificare le azioni prive di significato delle autorità europee. L'Italia è un paese che non smetterò mai di amare. Ho molti amici italiani, adoro il vostro paese e non vedo alcuna ragione per cambiare i miei sentimenti. L'obiettivo delle sanzioni personali contro i cosiddetti russi influenti mira a indebolire il loro sostegno al regime politico. Ma io non ho alcun capitale politico per influenzare lo Stato e non sono parte del cerchio ristretto del presidente Putin. La sola cosa che questa politica può portare è un consenso generale in Russia che il conflitto in corso sia una battaglia tra l'Occidente e tutto ciò che la Russia rappresenta». --© RIPRODUZIONE RISERVATA