«No alla città dormitorio per i richiedenti asilo Colpa del Cara stracolmo»

Luigi Murciano / GRADISCA Degli oltre 2 mila rintracci di migranti sul territorio isontino avvenuti dall'inizio dell'anno, oltre cento sono avvenuti in agosto nella sola Gradisca d'Isonzo. Non solo: se attualmente sono un migliaio i richiedenti asilo ospitati nelle strutture d'accoglienza della provincia, è ancora la Fortezza a fare, suo malgrado, la parte del leone, come dimostrano le 650 presenze attuali al Cara di via Udine: il triplo della capienza reale. Sono i numeri, eloquenti, che il sindaco di Gradisca Linda Tomasinsig si è sentito snocciolare dal Prefetto di Gorizia, Raffaele Ricciardi, nel corso di un confronto avuto nella giornata di martedì. I flussi della cosiddetta rotta balcanica non si fermano, non si sono mai fermati nel corso dell'estate e - forse - non possono neppure essere fermati. Ma c'è un elemento di novità che sta inquietando Gradisca, ed è la sistematicità con cui questi arrivi - che un tempo si "infrangevano" nella rete di controlli lungo la frontiera goriziana e triestina con la Slovenia - oggi ricadono direttamente sulla cittadina del Leone di San Marco. Più volte abbiamo dato conto su queste colonne di un nuovo fenomeno: i migranti, anche nuclei familiari con donne e bambini, seppure in netta minoranza, si presentano direttamente ai cancelli del Cara o alla locale stazione dei carabinieri per essere accolti e avviare le proprie pratiche di asilo. E quando al centro di via Udine non sta più uno spillo, e sta accadendo spesso, chi non desiste e prosegue il suo viaggio pernotta alla bell'è meglio sotto le stelle per ritentare l'ingresso di lì a qualche giorno. Dove? Gruppetti o singole persone si sistemano di fronte alla caserma di via Zorutti, al parco ex Artiglieri, nella "galleria" dell'ex condominio Postir. Ma anche negli atri di qualche condominio (è successo l'altra notte in via Garzonio), al di fuori di qualche attività commerciale, sotto il ponte e alla stazione di Sagrado. «Voglio che i miei concittadini sappiano che non ci sto a vedere la città trasformata in un dormitorio a cielo aperto - è il mantra del sindaco Tomasinsig -. Conosciamo la situazione e la monitoriamo, ma in questo caso non è il sindaco a dover fornire risposte. La gestione dell'immigrazione è in capo al Viminale e, di riflesso, a Prefettura e Questura. Tutti fanno la propria parte con i mezzi a disposizione e per quanto di propria competenza - argomenta il sindaco - ma al momento di soluzioni concrete non se ne vedono. Trasferimenti dal Cara verso altra destinazione ve ne sono, ma sono insufficienti rispetto agli arrivi. E poi c'è questo fenomeno per cui ormai i rintracci avvengono direttamente a Gradisca: troppo sistematico per non fare riflettere: qualcuno dice a queste persone di presentarsi qui perché siamo la città del Cara».C'è insomma la sensazione di un flusso organizzato ad arte, che va ben oltre il possibile passaparola fra migranti ed evidentemente "buca" anche l'attività di polizia alla frontiera e ricade ora sulla stazione carabinieri di Gradisca, spesso totalmente distolta da altre attività quando devono essere esperite le pratiche di identificazione degli stranieri. «Quanto viviamo in queste settimane è la conseguenza della scellerata decisione di avere voluto concentrare grandi numeri in un grande centro come l'ex Polonio, cosa a cui il Comune di Gradisca si è sempre opposto e sempre si opporrà. Presto avremo un nuovo governo - è risoluta Tomasinsig - e sono pronta a chiedere al nuovo titolare del Viminale rispetto e attenzione per l'impatto che i due centri immigrati hanno sulla nostra cittadina, come ho fatto con i suoi predecessori». --© RIPRODUZIONE RISERVATA