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Tiziana CarpinelliCi sono ancora alcuni ordigni nell'area della rimessa e dei magazzini della centrale di trasformazione elettrica della società Terna a San Pier d'Isonzo, teatro lunedì sera dello scoppio di un residuato bellico di piccole proporzioni, risalente alla Prima guerra. La Procura di Gorizia, nella sfera delle indagini sull'accaduto condotte dai carabinieri, ha disposto la consulenza di tecnici specializzati - artificieri - per valutare la tipologia del materiale. Materiale rinvenuto tre giorni fa che, come sottolineato ieri dalla nuova Procuratrice capo, dottoressa Lucia Baldovin, «è già stato posto in sicurezza», in area peraltro oggetto di sequestro e dunque interdetta a chi non si occupa delle indagini, perché a disposizione dell'autorità giudiziaria, come del resto si evince dall'apposta fettuccia biancorossa. Il quantitativo di residuati viene valutato come «non ingente», verosimilmente ben al di sotto della decina di unità. La precisazione anche per meglio definire i contorni di una vicenda che, non su queste colonne, ha finito con l'assumere proporzioni differenti da quelle appurate dai militari. I carabinieri, sul posto lunedì la Radiomobile da Gradisca e colleghi da Gorizia e Monfalcone, compreso il Nucleo investigativo (la Scientifica dell'Arma, per i rilievi), hanno già trasmesso alcuni atti alla Procura, che segue la vicenda di San Pier attraverso il sostituto Andrea Maltomini. L'ipotesi di reato è in corso di valutazione, come riferito dalla Procuratrice capo Baldovin, e dipenderà anche dall'analisi e verifiche sui residuati che è stata disposta: sul tipo di armi, rilevanza e idoneità, come spiegato. L'esplosione alla centrale Terna di San Pier è avvenuta lunedì verso le 18.30, in una zona però distante da apparecchiature sensibili. Precisamente all'interno di un'officina, nell'area delle rimesse e depositi, dove si collocano magazzini con mezzi di ricambio per piccole riparazioni, garage, spogliatoi. Lo scoppio ha coinvolto un operaio di Terna, F. C. , goriziano di 34 anni, dopo la conclusione del proprio turno lavorativo. E per «cause ancora in corso di accertamento», come riferito dal Comando provinciale dei carabinieri di Gorizia, in una nota stampa. L'uomo è stato investito «dalla parziale detonazione di un residuato bellico di piccole dimensioni». All'apparenza una "bomba a mano", ma ai tempi del primo conflitto mondiale simili aggeggi venivano anche inseriti, per esempio, sui fucili, sicché la definizione del dispositivo non lo deve vedere rappresentato necessariamente come un ordigno dei tempi moderni, almeno per caratteristiche visibili. Elitrasportato in codice rosso, dunque in gravi condizioni, all'ospedale di Santa Maria della Misericordia, il 34enne è stato sottoposto a intervento chirurgico, ricoverato in prognosi riservata. Nell'immediatezza dei soccorsi, si è temuto che lo scoppio avesse seriamente compromesso un arto superiore, mettendone a rischio le dita, mentre è notizia di ieri mattina che il pericolo è scampato e la mano non ha subìto fortunatamente alcuna amputazione. Un primo risvolto positivo, dunque, in questa storia. Soccorsi che sono stati tempestivi, con l'équipe di un'ambulanza del Sores a San Pier d'Isonzo e, appunto, anche l'elicottero per il trasferimento del ferito a Udine. Tutta da ricostruire, invece, la dinamica dell'accaduto. Cosa ci faceva l'ordigno all'officina? Perché l'operaio, terminato il turno, si trovava ancora alla centrale? E gli altri residuati? Sono le domande che in queste ore si stanno ponendo i carabinieri, chiamati a fornire ogni chiarimento di una apparentemente inspiegabile vicenda. Che nei fotogrammi iniziali, come atto dovuto, ha visto anche la perquisizione del luogo di dimora della vittima, ai sensi dell'articolo 41 del Tulps. --© RIPRODUZIONE RISERVATA