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il raccontoMartina Seleni«Di conflitti, a partire dal tardo medioevo, ne ho visti fin troppi. Il primo coinvolse l'Austria contro la Repubblica di Venezia: da anni avvenivano scaramucce sul confine, ma la scintilla che fece divampare la sanguinosa guerra di Gradisca scoccò proprio da qui, a Dolina. Una notte, un grosso contingente veneziano si avvicinò silenziosamente al castello di San Servolo, per assaltarlo all'improvviso... fu da lì, che tutto ebbe inizio». A pronunciare queste parole non è il fantasma di un qualche ignoto soldato austriaco, morto nel 1615 per difendere il controllo delle vie commerciali verso l'Istria, ma un albero: più precisamente, il tiglio selvatico che si erge accanto alla chiesetta della Santissima Trinità a Crogole, frazione di San Dorligo della Valle. La trovata di "umanizzare" gli alberi secolari, facendo loro raccontare importanti pezzi di storia triestina, è di Fabio Avanzini, presidente di Trieste Solidale Odv. «Fa parte - spiega Avanzini - del nostro progetto sugli alberi monumentali, che propone cinque percorsi naturalistico culturali con l'obiettivo di accompagnare i turisti, ma anche i cittadini, alla scoperta delle bellezze locali». Il Tiglio Selvatico a CrogoleIl quinto e ultimo di questi itinerari si intitola "Pedalata carsica": il Carso triestino, con la sua grande varietà di percorsi e dislivelli, offre infatti agli amanti del ciclismo una piacevole palestra in mezzo alla natura, alla storia ed alla cultura enogastronomica del territorio. «Un piacevole optional - dice Avanzini - è il viaggio con la motonave Delfino Verde da Trieste a Muggia, godendosi la mini traversata sul golfo. Da qui, si potrà partire alla volta di San Dorligo, non senza concedersi una piccola sosta ad Aquilinia all'azienda agricola Fior Rosso, dove si può degustare l'olio della varietà Bianchera». Il percorso prosegue fino a Crogole, dove si incontra il primo monumento verde plurisecolare, il tiglio selvatico. «Quest'albero - continua Avanzini - è proprio accanto alla chiesetta del 1662, e potrebbe avere quasi la sua stessa età. Ci racconta il folklore del territorio, e in particolare la Majenca: una festa popolare primaverile dedicata ai giovani, che prevede l'innalzamento nel centro della piazza di un grosso tronco di abete, sul quale poi viene posto un albero di ciliegio preso dalla zona. I ragazzi e le ragazze di Dolina vi ballano attorno, gustando vini e altri buonissimi prodotti locali». L'Ippocastano a BasovizzaLasciamo il fondo valle con destinazione Basovizza, frazione del Comune di Trieste che si trova 377 metri sopra il livello del mare. Qui ci sono alcuni alberi pluricentenari, tra cui l'ippocastano di 180 anni vicino alla chiesa nel centro del paese. «Questo amico verde - prosegue Avanzini - ci vuole parlare del Centro didattico naturalistico realizzato e gestito dal Corpo Forestale, che offre al visitatore una panoramica, attraverso diorami e strumenti interattivi, sulla biodiversità e sull'ecosostenibilità dei comportamenti umani nel rapporto con la natura. Sempre a Basovizza ha sede un'altra importante istituzione: la Specola Margherita Hack, un osservatorio astronomico dotato di cupola con telescopio, costruito fuori dal centro urbano per sfuggire all'inquinamento luminoso, dove operava la grande astrofisica. Ma quest'albero ci permette di ricordare anche la Foiba di Basovizza, una cavità artificiale scavata all'inizio del XX secolo per l'estrazione del carbone e poi abbandonata per la sua improduttività: profonda oltre 200 metri e larga circa 4, durante le fasi finali della seconda guerra mondiale divenne un luogo di esecuzioni sommarie per militari e civili italiani da parte delle milizie della Jugoslavia di Tito. A ricordo di tutte le vittime, sull'area è stato realizzato un Sacrario con annesso un centro di documentazione».Il Cerro del Sentiero ResselL'itinerario si conclude con una passeggiata attraverso il sentiero Ressel, che si snoda per quattro chilometri sui sentieri pianeggianti che, passando il confine tra Italia e Slovenia, collegano Basovizza all'Equile di Lipizza. È intitolato a Josef Ressel, forestale ed inventore nato in Boemia nel 1793: progettò dei piani di rimboschimento che anticiparono la vasta opera di riforestazione carsica, ma fu anche autore di geniali sperimentazioni in campo navale. Questo sentiero offre al ciclista dei punti di riferimento con tabelle informative su flora, fauna e geologia del territorio: si possono ammirare soprattutto cerri, abeti rossi, frassini e un variegato campionario di arbusti. «Circa a metà della passeggiata - conclude Avanzini - c'è un cerro di 200 anni di età. Benché isolato, mi piace immaginare che anche lui sia al corrente delle guerre che insanguinano il mondo che condividiamo: l'essere umano, invece che imparare dai propri errori, continua ad autodistruggersi danneggiando la natura, che è la fonte della sua stessa esistenza. Pensate: se la maggior parte degli alberi smettesse di produrre ossigeno, l'essere umano, che spesso si sente al di sopra del regno animale e di quello vegetale, finirebbe forse estinto. Per questo, tutti gli alberi monumentali che abbiamo incontrato nei nostri percorsi chiedono rispetto, segno di civiltà, conoscenza e lungimiranza». --© RIPRODUZIONE RISERVATA