Il rebus dei cancelli chiusi Lunedì si entra già alle 7.45
Tiziana CarpinelliVarcata la soglia di metà settembre, sparito dai radar l'imperativo categorico del distanziamento sociale, diverse delle scuole primarie di Monfalcone, e in primis la Duca d'Aosta, si sono trovate alle prese con vecchi problemi: l'ingresso in classe. Premettiamo subito che, ieri verso le 14, è stata dichiarata «risolta» dal Comune la faccenda più complicata, cioè conciliare l'urbanistica con la caterva di genitori e bambini che in questi primi quattro giorni di avvio scolastico hanno intasato sui tre lati dell'edificio marciapiedi e ciclabili che abbracciano l'istituto. Una condanna logistica con cui ormai la Duca D'Aosta - il più datato dei plessi, costruito nel cuore urbano - convive da anni. La faccenda dunque si avvierebbe all'accomodamento, ma ci sono volute due lettere della sindaca Anna Cisint in tre giorni, l'ultima anche con intendimenti suonati vagamente bellicosi, almeno nella conclusione: «Nei prossimi giorni verranno eseguiti ulteriori sopralluoghi, che se evidenziassero il perdurare della summenzionata situazione, daranno seguito all'adozione di tutte le misure necessarie, compreso l'eventuale ricorso alle competenti autorità giudiziarie». È doveroso dire che le due dirigenti degli istituti comprensivi Gabriella Di Gregorio (Giacich) e Francesca Zamar (Randaccio) si sono appena insediate a Monfalcone e, benché entrambe da settimane al lavoro, hanno potuto constatare con i propri occhi le varie peculiarità logistiche che investono soprattutto le primarie - e particolarmente Duca d'Aosta, Cuzzi e oratorio Foschian -, solo alla ripresa delle lezioni. Cioè alla prova del nove dell'arrivo dei genitori con i loro figli. Di Gregorio si è comunque detta «intenzionata a risolvere la questione» e cercherà «da lunedì di aprire i cancelli per accogliere adulti e bambini verso le 7.45». Ora, questi cancelli, restano chiusi fino a 5 minuti prima della campanella, di qui l'affollamento. La situazione resta quello che è: l'eccessiva presenza di persone che non sono strettamente alunni, in un cortile di 2.500 m², «crea confusione all'interno del cortile - sempre la dirigente -, con difficoltà sulla sorveglianza». Di Gregorio fa presente che da nord a sud del Paese, nelle pertinenze entrano solo gli alunni e che, per esempio in Veneto, in caso di promiscuità con la viabilità o situazioni di potenziale rischio, si utilizzano «frequentemente transenne mobili», per il tempo necessario a favorire l'afflusso. Ma di barriere mobili, Cisint, non ne vuol sapere: è perentoria. «Posto dunque che nei 5 minuti prima dell'ingresso la sorveglianza spetta agli insegnanti, si potrebbe consentire l'accesso ai genitori nel cortile tra le 7.45 e le 7.55 - rileva la dirigente -, ma è una soluzione provvisoria. Perché sulla pertinenza scolastica la responsabilità resta in capo all'istituto, in caso di incidenti. Spetterebbe quindi agli Ata vigilare». Di Gregorio punta a coinvolgere anche le famiglie, responsabilizzandole per ridurre il più possibile le presenze e infatti ieri stava predisponendo una circolare da diffondere. A chiarire ulteriormente i contorni della vicenda la collega Zamar, più che disponibile a rintracciare una soluzione condivisa e a collaborare con il Comune: «Non mi posso tuttavia sottrarre agli obblighi, perché il contratto di lavoro parla chiaro: gli insegnanti sono tenuti alla sorveglianza 5 minuti prima dell'ingresso degli alunni, e gli Ata negli istanti immediatamente precedenti. Io non posso imporre un qualcosa in più che nemmeno il contratto del dipendente prevede: dopo un minuto avrei i sindacati fuori dalla porta». «Quello che posso fare è pensare a una sorveglianza aggiuntiva per i 300 bimbi della Cuzzi, sebbene il parcheggio funga da "cuscinetto" e non vi siano criticità analoghe al centro, mentre alla Battisti non ravviso grossi problemi - sempre Zamar -. Non posso dire però all'unico bidello di aprire i cancelli, finire le pulizie di due aule e anche sorvegliare 300 bimbi. Serve personale e in questo forse il Comune può essere d'aiuto». Alla dirigente del comprensivo Randaccio preme sottolineare anche la questione delle responsabilità, non banale: «Se accade qualcosa ai bambini nel momento in cui sono in cortile, la responsabilità non è dell'istituzione, ma mia, personale, ai sensi degli articoli 2047 e 2048 del Codice civile». --© RIPRODUZIONE RISERVATA