Il golfo di Trieste diventa snodo strategico per la sicurezza militare
Diego D'AmelioIl mare e il suo controllo sono tornati al centro del dibattito, davanti al riaffacciarsi della competizione geopolitica fra le grandi potenze e al protrarsi di una guerra ai confini d'Europa che, assieme alla pandemia, sta rimettendo in discussione equilibri politici globali, luoghi della produzione, catene logistiche, approvvigionamento energetico e il benessere stesso delle società occidentali. Oggi il Mediterraneo è luogo di confronto e ridisegno delle sfere di influenza. Trieste è inevitabilmente coinvolta in queste trasformazioni. Il suo porto è stato riscoperto da alcuni anni per la posizione commerciale e strategica, al punto che Trieste è stata scelta dalla rivista Limes come sede del convegno annuale "Le giornate del mare", che si terrà domenica e lunedì al Centro congressi del Molo IV. Ma se finora si è parlato soprattutto del ruolo commerciale che lo scalo giuliano può svolgere per l'Italia e l'Europa, i tempi impongono di ragionare anche sulla funzione strategica che il più settentrionale dei porti mediterranei potrà ricoprire nei prossimi anni. Un assaggio lo si è avuto a fine aprile, quando migliaia di militari americani hanno sciamato per qualche giorno in città, dopo l'approdo della portaerei Truman. La gigantesca nave da guerra si è sostituita alle grandi navi bianche delle crociere, ma in città si è pensato alle ricadute commerciali della presenza dei soldati più che al senso simbolico della loro presenza a due mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina. Solo pochi giorni più tardi si sarebbe scoperto che una piccola porzione del grano bloccato a Odessa sarebbe stato spedito alle destinazioni finali arrivando via treno al porto di Trieste. Il direttore di Limes Lucio Caracciolo parte dal contesto generale: «Dopo il 24 febbraio (data d'inizio della cosiddetta operazione speciale russa, ndr), il Mediterraneo ha cambiato temperatura. Questa guerra ha una dimensione marittima trascurata dalla comunicazione, ma sempre più evidente. Uno degli obiettivi, forse sfumato, dell'iniziativa russa era prendere il controllo del Mare di Azov e di tutte le coste ucraine, escludendo l'Ucraina dal mare». Sopra e sotto il mare si giocano importanti partite, aggiunge Caracciolo: «Pensiamo al nodo dei gasdotti e degli oleodotti oppure alle navi che partono dall'Ucraina cariche di grano o ancora alle portaerei americane tornate nel Mediterraneo, con una mossa che impegna anche la nostra Marina militare». Fenomeni di portata globale, ma qual è il loro impatto sulla piccola Trieste? «L'attività russa in Adriatico e Ionio - ragiona Caracciolo - è un fatto acclarato. Sottomarini russi annusano le navi Nato e l'area adriatica è trafficata: navi americane, fregate italiane, sommergibili russi navigano in questo mare stretto. Un quasi lago che è diventato uno dei territori contesi nell'area mediterranea». In simile scenario, diventa centrale «il crescente impegno americano nelle basi militari di Vicenza e Aviano, l'enfasi che gli Usa hanno dato al significato non solo economico-commerciale ma anche militare di Trieste, che ancora una volta occupa l'inizio di una linea strategica che arriva fino alla Polonia. Non parliamo di prima linea, ma siamo subito dietro». Trieste non è coinvolta "solo" negli aspetti della sicurezza militare, ma pure in quelli della sicurezza energetica. Come ricorda ancora Caracciolo, infatti, «l'oleodotto fornisce buona parte del fabbisogno tedesco». Se ne parlerà alle Giornate del mare, giunte alla terza edizione e dedicate quest'anno al tema "Il mare italiano", titolo del prossimo numero di Limes, in uscita proprio in contemporanea all'evento triestino. Si discuterà di questioni militari (con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il capo di Stato maggiore della Marina Enrico Credendino), dell'importanza crescente del mare come vettore energetico (con Marco Minniti), dell'evoluzione delle relazioni commerciali mediterranee, con le ricadute che questo comporta per i porti italiani (con il presidente dell'Autorità portuale Zeno D'Agostino). La nota di presentazione del convegno spiega il focus del dibattito e pure in che razza di mondo siamo riusciti a cacciarci: «L'edizione 2022 - recita il comunicato - sarà incentrata sullo spazio geopolitico del mare italiano, tornato marca di frontiera nella competizione fra le potenze del pianeta assieme alle coste mediterranee, alle sabbie sahariane e alle savane saheliane. Attori ambiziosi e affamati d'influenza solcano con disinvoltura le acque cruciali del nostro fronte marittimo, minando lo spazio della sicurezza nazionale e rendendo sempre meno italiano il mare di casa». Il tutto mentre la competizione Usa-Cina si svolge sempre più sulle acque indopacifiche e nello stretto di Taiwan, mentre la «guerra russo-americana in Ucraina» (Caracciolo dixit) impatta sugli assetti di Baltico e Mar Nero, a sua volta legato sul piano commerciale al porto di Trieste. --© RIPRODUZIONE RISERVATA