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La pioggia torrenziale caduta su Trieste e dintorni giovedì scorso non ha fermato l'afflusso dei baldanzosi "giovani" settantenni che, insieme con le mogli e, in qualche caso, figli e nipoti, si sono riuniti nella Base logistica dell'Esercito a Muggia per il raduno degli allievi che, nell'ormai lontano '68, entrarono nell'Accademia militare di Modena per frequentare il 150° Corso denominato Montello nel 50° della vittoria al termine della Grande guerra.«La gioia, anche goliardica, del primo incontro ha lasciato posto, venerdì, a una rispettosa emozione nella cerimonia degli onori resi ai Caduti prima a Redipuglia e poi nel Sacrario ossario del Montello, a Nervesa della Battaglia. Entrambe le cerimonie sono state precedute da intensi temporali terminati nel momento in cui il Corso si è schierato ai piedi dei monumenti, sacri alla memoria degli italiani, per onorare i tanti giovani, ventenni come lo erano gli allievi del Montello nel '68, Caduti con i loro comandanti per un'Italia libera e sovrana» racconta il generale Andrea Caso, ex comandante del Comando militare Esercito Fvg di Trieste. «Gli occhi degli anziani soldati schierati tradivano il tumulto di sentimenti di riconoscenza e orgoglio nazionale che la rigidità dell'assetto formale tentava di mascherare» aggiunge.Sabato è stato dedicato alla visita della città: il Castello di Miramare e piazza dell'Unità d'Italia hanno entusiasmato i radunisti, anche grazie agli effetti di luce che in una splendida giornata di sole hanno contribuito a esaltare il verde degli alberi, l'azzurro del cielo e del mare, il bianco degli edifici. Ma l'allegra e felice comitiva ha apprezzato anche gli stucchi e... i piatti di un famoso locale storico triestino.«Domenica mattina - aggiunge Caso - , con la partecipazione anche di alcuni familiari dei colleghi andati avanti prematuramente, poi ricordati uno a uno durante la funzione, il Corso ha partecipato alla messa presieduta da monsignor Crepaldi, vescovo di Trieste, nella Cattedrale di San Giusto. Nella sua omelia, ha riassunto in tre parole lo spirito del 150°: amicizia, fratellanza, servizio alla Patria». L'amicizia nata tra i giovani cadetti negli anni di formazione in Accademia si è sviluppata nel tempo in un legame forte come quello di sangue. «La missione comune di servire il Paese (Stato e popolo) - spiega il generale - ha rappresentato per tutta la durata del servizio l'obiettivo unico al quale informare la propria azione quotidiana. Ora, lasciato il servizio, a 50 anni dalla nomina a ufficiali, resta l'orgoglio del dovere compiuto e il desiderio/bisogno di mantenere vivo il legame creatosi nel tempo e che ora coinvolge anche le famiglie (mogli, figli e nipoti) che anche questa volta hanno partecipato con gioia al raduno non come ospiti ma come membri della grande famiglia del 150° Corso Montello». Dopo la messa, il Corso si è radunato con il vescovo davanti alla Cattedrale per ascoltare il coro Gruppo Incontro: ha eseguito "La campana di San Giusto" e, con una felice e non ricercata coincidenza, proprio al termine dell'esecuzione lo scampanio gioioso delle autentiche campane di San Giusto ha salutato i partecipanti, che si sono dati appuntamento per il... sessantennale. --