Tomasinsig boccia i Cpr «Sono come le carceri»

Luigi Murciano / GradiscaIl sindaco di Gradisca Linda Tomasinsig ha incontrato Giovanna Corbatto e Paolo Pittaro, garanti comunale e regionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Corbatto e Pittaro avevano appena concluso una visita al Cpr seguita alla tragica morte, per suicidio, del 28enne di nazionalità pakistana Arshad Jahangir. Con i garanti, il sindaco ha condiviso il dolore e la profonda tristezza per le circostanze in cui è avvenuta, a meno di un'ora dall'ingresso nella struttura gradiscana. Dalle informazioni raccolte, infatti, Arshad Jahangir era stato condotto al Cpr nel tardo pomeriggio del 31 agosto da Bologna e dopo aver terminato la prima visita, era stato condotto nella stanza da condividere con altri trattenuti. Rimasto solo, aveva deciso di porre fine alla sua vita. La convalida del trattenimento da parte del Giudice di pace, che di norma avviene entro le 48 ore, non era stata ancora eseguita. I Garanti hanno riferito al sindaco che l'accaduto verrà segnalato al Garante nazionale, Mauro Palma, che proprio in questo periodo si sta occupando del fenomeno - in preoccupante aumento rispetto agli anni passati - dei suicidi nelle carceri. Sulle circostanze della morte e in generale sulle condizioni della struttura di Gradisca la garante comunale Corbatto si soffermerà più in dettaglio nella sua periodica relazione al consiglio comunale. È questa, purtroppo, la seconda morte per suicidio, la quarta in totale da quando la struttura è stata riaperta nel gennaio 2020. Numerosi sono stati anche gli episodi di autolesionismo o di ferimento durante le rivolte e i tentativi di fuga, sia dei trattenuti sia del personale delle forze dell'ordine. «Il fatto che il Cpr di Gradisca, come tutti i Cpr, sia un luogo coercitivo e potenzialmente violento è sotto gli occhi di tutti», commenta il sindaco, che ribadisce: «Il vizio di fondo di queste strutture è che le persone rinchiuse vi sono "trattenute" ma non detenute, in quanto la permanenza illegale in Italia non è un reato ma un illecito amministrativo. Si tratta di un meccanismo molto costoso e al contempo assurdo, in quanto la fuga tecnicamente non è un'evasione, nondimeno vengono messi in atto tutti gli accorgimenti possibili per evitarla. E le persone si fanno male per tentarla, così come, spesso, si fa male il personale delle forze dell'ordine».Nel ricordare che i trattenuti del Cpr hanno meno diritti e garanzie rispetto ai detenuti in un carcere, il sindaco Tomasinsig auspica che al Cpr possano essere applicati protocolli di garanzia simili a quelli che vengono applicati nelle carceri. --© RIPRODUZIONE RISERVATA