Duello Gherghetta-Gasparin sul futuro del cavalcavia

Matteo Femia / CormonsUn progetto per riutilizzare il cavalcavia sulla rotonda Saldarini e dargli nuova vita come pista ciclabile. È quello messo nero su bianco dall'architetto Piero Bertossi, consigliere comunale di minoranza a Medea: ha presentato la sua idea ieri in una conferenza svoltasi a Giassico e moderata dalla consigliera comunale cormonese, pure di opposizione, Elena Gasparin, che però ci tiene a precisare: «Non c'è una connotazione politica su questa proposta: l'architetto ha presentato una nuova soluzione di recupero della struttura e ci sembrava giusto metterne a conoscenza la cittadinanza». Nel dettaglio, per usare le parole di Gasparin, il progetto dà «una visione nuova di riuso» del cavalcavia. «Se finora - è il concetto - si puntava a un usa e getta, ora è giusto credere nelle proposte di riutilizzo delle strutture pubbliche», conclude Gasparin.Sinora infatti si è sempre dibattuto, a sinistra come a destra, di abbattimento dell'immobile: la proposta di Bertossi è la prima voce ufficialmente contraria a questa soluzione. Il messaggio è: il cavalcavia potrebbe essere riutilizzato a fini di mobilità sostenibile non solo come pista ciclabile ma anche come punto di riferimento per l'assistenza ai ciclisti, ed il percorso potrebbe essere unito ad altri sentieri ciclabili. Su questo fronte però, come detto, c'è storicamente un'altra visione delle cose anche nello stesso mondo di centrosinistra. Il primo ad avanzare l'ipotesi di un abbattimento della struttura fu l'allora presidente Pd della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta, che si mosse personalmente per demolire sia il sovrappasso di Cormons, sia quello "gemello" di Fogliano. Riuscì nell'impresa di mandare a terra quest'ultimo, ma non ci furono fondi e tempi (la Provincia venne infatti smantellata come ente) per operare poi anche sul secondo cavalcavia. Che però ha i tempi contati: l'attuale amministrazione comunale di centrodestra ha infatti ottenuto i fondi necessari dalla Regione (circa 650 mila euro) per demolire la struttura, che verrà fatta crollare entro i primi mesi del 2023. E sul tema Gherghetta non ha cambiato idea: «È da vent'anni che lavoriamo per demolire quella bruttura - dice oggi - segno di un passato lontano in cui il territorio isontino venne violentato con una discarica, ferrovie inutili e, appunto, questi cavalcavia inguardabili. Ora abbiamo un territorio, il Collio, da promuovere e valorizzare per le sue bellezze: l'ecomostro deve andare giù, e quando accadrà festeggerò. Non vedo l'ora che accada».La costruzione della linea ferroviaria Redipuglia-Cormons venne autorizzata nel 1962 dal ministero dei Lavori pubblici. L'intervento era stato affidato alla Direzione nuove costruzioni ferroviarie, ma l'opera, che avrebbe dovuto accorciare il tragitto dei convogli merci sulla linea Udine-Trieste, non fu mai completata. Oltre ad essere improduttiva, per Rfi la linea costituiva anche un peso a causa della manutenzione ordinaria e straordinaria. Così, dopo una lunga contrattazione iniziata già ai tempi della presidenza Brandolin (Edi Minin, assessore ai Lavori pubblici) la tratta venne ceduta alla Provincia al prezzo simbolico di un euro (più 50 mila euro per le operazioni di regolarizzazione catastale e tavolare dell'area interessata). Nei fatti, sui cavalcavia non è mai transitato alcun treno. Fino a che c'è stato il semaforo, il sovrappasso di Fogliano è servito solo a riparare gli automobilisti in attesa del verde dal caldo o dalle intemperie. Idem per quello di Cormons. --© RIPRODUZIONE RISERVATA