Morto Fulvio Chianese Era simbolo e memoria del volo nell'Isontino
Marco BisiachIl suo elemento, per una vita intera, è stato l'aria. E lui è stato uno dei simboli del volo, a Gorizia e non soltanto. Oggi allora viene naturale immaginare lassù da qualche parte, nel blu, Fulvio Chianese, morto ieri mattina nella sua casa goriziana a due passi dal campo di volo di via Trieste all'età di 79 anni, dopo aver a lungo lottato contro un male incurabile. Ne avrebbe compiuti 80 in autunno. Era nato il 16 novembre del 1942 dalla sagradina Beatrice Pian e dal maresciallo capo Raffaele Chianese, gregario destro di una delle prime pattuglie acrobatiche del IV Stormo Caccia degli anni Trenta, a Gorizia. E così fu forse inevitabile per Fulvio, fin dalla tenera età, innamorarsi del volo e degli aerei, ammirando le acrobazie di papà Raffaele, che dopo aver riposto le stellette dell'Aeronautica militare era diventato istruttore all'Aeroclub Giuliano. Conclusi gli studi, Fulvio decise di ripercorrere in qualche modo le sue orme, superò, tra migliaia di candidati, il concorso per piloti indetto dall'Alitalia, conseguendo nel 1964 a Brindisi i brevetti commerciali per pilota di linea. Così iniziò la sua carriera sul francese e leggendario "Caravelle", per poi volare da primo ufficiale sul prestigioso DC8 e sul DC10 (che lui definiva «il più innovativo aeromobile mai progettato», e di cui trasferì il primo modello per Alitalia dagli Usa, negli anni Settanta) e da comandante su MD80, B727, A300 e MD11, a bordo del quale proseguì fino alla fine della carriera. All'inizio degli anni Duemila, l'Alitalia gli concesse di fondare una nuova compagnia aerea assieme ai comandanti Stafferi e Mori: fu l'inizio della Air Dolomiti, con Chianese che si occupò anche di addestrare i nuovi piloti. Una volta in pensione, proseguì a coltivarla, quella sua passione per l'aria. Fulvio Chianese è stato straordinario divulgatore di cultura aeronautica con l'associazione IV Stormo e attraverso il sito www.asso4stormo.it, che raccoglie le memorie di tutto il personale di terra e d'aria dell'aeroporto di Gorizia dagli anni Trenta in poi. Tantissime le mostre, le conferenze, le iniziative anche futuristiche (come le proiezioni in videomapping realizzate assieme al figlio Flavio, ingegnere) promosse negli anni, anche dopo la sua nomina a presidente dell'associazione sportiva di volo che, con l'aiuto di un gruppo di appassionati e il sostegno dell'allora Provincia e del Comune, riuscì a restaurare l'hangar del "Duca d'Aosta" e a rilanciare l'attività dell'aeroporto. Le cui sorti, così sofferte, furono motivo di grande amarezza per Fulvio, impegnato in questi ultimi anni nella ricerca e ricostruzione storica. Fino alla malattia, affrontata con orgoglio e con l'assistenza affettuosa dei suoi cari, la moglie Rita e i figli Gianluca e Flavio, a cui ha trasmesso le sue stesse passioni. Oggi lo piangono con un'intera città, in attesa di fissare la data dall'ultimo saluto. --© RIPRODUZIONE RISERVATA