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AcquedottoÈ ora di combatterele perditeI professori di economia insegnavano che acqua e aria non avevano prezzo perché erano in quantità immense, quasi infinite ma già alla fine degli Anni '60 in Texas costava più un terreno con una sorgiva d'acqua di quello con un pozzo di petrolio. Da allora le cose sono tragicamente cambiate in peggio: aria inquinata e cambiamento climatico, acqua sempre più scarsa e dispersa. Una siccità che va dal Monviso fino a noi. I vecchi amici addetti al nostro acquedotto dicevano che le perdite dell'impianto idrico cittadino erano del 65%. Oggi dopo i lavori recenti di Hera siamo arrivati al 40%. Vale a dire che quasi la metà di quanto consumiamo va disperso nel sottostante terreno. Vero è che abbiamo ancora i tubi di ghisa con l'emblema dell'Impero ma vista la situazione mi pare che andrebbero bene per qualche museo. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) ha recentemente stanziato 4,3 miliardi per la sistemazione della rete idrica nazionale. Quanto arriverà a noi o alla regione? Non si sa, nessuno ne parla. Se è fondamentale non sprecare acqua lo è altrettanto importante tappare le falle delle perdite idriche delle nostre condutture e per fare ciò velocemente invece di spendere i 45 milioni per l'ovovia che non rientra in nessun Pnrr, questi denari dovrebbero servire a velocizzare il risanamento della nostra situazione idrica, dato che tale spesa invece rientra nel Pnrr.Un aiutino non farebbe male anzi e il sindaco ne riscuoterebbe il plauso di tutta la cittadinanza passando per una persona sensibile alle primarie esigenze igieniche e vitali della sua città.Sergio LorenzuttiSportQuali aiuti pubblicialle società?Ho letto l'articolo sulle difficoltà derivanti dalla pandemia da Covid-19 per le società sportive. Sinceramente, ricordo qualche mese fa analoga segnalazione con la promessa che si sarebbero attivate, a livello regionale e nazionale, delle nuove misure di sostegno per le numerose iscrizioni perse con conseguente danno economico.Leggo con piacere che, con le variazioni di bilancio di una ventina di giorni fa, l'amministrazione regionale potrà intervenire a favore di quelle associazioni che si trovano in gravissima difficoltà.Fatto sta che, e porto l'esempio della mia associazione - Trieste Tuffi -, iniziamo il nuovo anno 2022-2023 con la preparazione fisica della squadra agonistica e il 12 settembre con tutti i corsi. Sono due anni e mezzo che abbiamo vissuto un periodo difficilissimo, con un'emorragia di iscrizioni superiore al 50% e a oggi non conosciamo se e quali sono i ristori che ci possano consentire la ripresa dell'attività.Una società che compete a livello nazionale e internazionale non può attendere la fine delle ferie estive per programmare la propria attività. Quali sono i tempi e di quali risorse si sta parlando? Queste sono le domande a cui bisogna rispondere in tempi brevissimi. Attendiamo ancora fiduciosi che il mondo dello sport rappresenti non solo un vanto quando si raggiungono importanti risultati, ma elemento di crescita e aggregazione sociale che deve essere sostenuto non solo a parole ma con fatti concreti.Fulvio Belsassopres. Trieste Tuffi Edera 1904StoriaTrieste e Asburgolegami ambivalentiNell'ambito di interessanti commenti sull'eccellente libro dello storico Judson sull'Impero asburgico, un lettore a un certo punto scrive che "Trieste al suo passato asburgico deve tutto ciò che è, fu città fedele". Un passaggio che mi sembra cada nella mitologia nostalgica mentre la storia è dialettica tra epoche e conflitti tra interessi; Trieste nel suo secolare rapporto con gli Asburgo non ha fatto eccezione. Dalla "dedizione" del 1382 Trieste è rimasta per 337 anni un piccolo borgo depresso, escluso dal grande sviluppo commerciale delle città sul mare dell'Adriatico Orientale che facevano parte dell'impero marittimo veneziano o che erano indipendenti come Ragusa. Solo nel 1719, con il diffondersi del mercantilismo, per necessità gli Asburgo dovettero interessarsi al mare e, con la fondazione del porto franco da parte di Carlo VI, Trieste conobbe poi un grande sviluppo. Ma da metà '800 l'appartenenza a un impero tradizionalista come quello asburgico diventò un freno per lo sviluppo galoppante della città, come intuì Karl Marx in un articolo del 1857 sul New York Tribune. Anche la città "fedele" è mitologia perché Trieste lo fu o non lo fu a seconda dei momenti storici. La "dedizione" del 1382 venne imposta dai patrizi a un popolino contrario in rivolta con il massacro di oltre un abitante su dieci, perpetrato dai mercenari del vassallo asburgico Ugo di Duino, come ha riscontrato documentalmente lo storico Luigi de Jenner. Nel 1468-69 la città si ribellò due volte ripristinando il Libero Comune, e venne prima saccheggiata e poi semi-distrutta dalle truppe asburgiche con massacri generalizzati. Nel 1797, invece di resistere guidati dalla Guardia municipale, come ordinato dall'arciduca Carlo, i triestini accolsero i francesi come liberatori, anche perché il francese era la lingua dei commerci internazionali e dell'èlite culturale che guardava alla rivoluzione. Da quando nel 1869 si cominciò a votare per il Consiglio municipale, vinsero sempre i liberal-nazionali filo-italiani, e tra il Municipio elettivo e la Luogotenenza di nomina imperiale gli scontri furono all'ordine del giorno, fino al commissariamento nel 1915 del Consiglio comunale composto da 61 liberal-nazionali su 80 componenti eletti con il suffragio universale maschile. Trieste che deve tutto agli Asburgo e Trieste fedele agli Asburgo? Mitologia nostalgica, storicamente dipende dal quando e dal chi.Arianna ZerialWriterAi vandali non serveun difensoreA fronte della confortevole notizia (una volta tanto capita!) dell'identificazione di un paio di writer che per mesi hanno deturpato muri e altri manufatti pubblici e privati di Trieste e Muggia, lo street artist di turno propone di destinare alle giovani promesse superfici apposite per esercitarsi in questa disciplina. Fin qui nulla da obiettare, salvo che non risolverebbe il problema dei graffitari, ai quali più che la fama di grande artista interessa lasciare traccia di sé sui social attraverso le loro orrende realizzazioni. Quando poi leggo delle famiglie rovinate per le multe da pagare non posso che chiedermi che cosa abbiano fatto per evitare tutto questo e quale esempio abbiano dato ai figli in termini di rispetto e senso civico. Rispetto che non sta solo nel non imbrattare, ma anche nel non lasciare immondizie in giro, non sporcare, non occupare i parcheggi dei disabili, e molto altro ancora. Lo sa, il "paladino dei creativi di strada", quanta manutenzione della cosa pubblica si potrebbe fare in più se manufatti, strade, parchi e spiagge non venissero sistematicamente lordati e vandalizzati? Mi spiega lo street artist a quale corrente artistica corrisponda coprire con un tag perfino gli orari degli autobus? Vogliamo chiamarla "arte in prova" o invece definirla per quello che è cioè vandalismo fine a se stesso? Spiace per le famiglie che devono svenarsi per pagare le sanzioni, ma trovo ancora più spiacevole che gli autori di queste bravate non vengano obbligati ad adottare una strada o un giardinetto da tenere pulito per un mese per ogni creazione di cui si siano resi responsabili. Di certo gli passerebbe la voglia di esprimere in questo modo la loro creatività e anche il muro gentilmente messogli a disposizione dal Comune resterebbe intonso. In quanto all'infelice paragone con la pubblicità, l'avvocato dei writer sa perfettamente che i cartelli pubblicitari non danneggiano facciate, né monumenti, né saracinesche e quando non servono si possono togliere o spostare senza ricorrere a costosi interventi di rimozione da parte di ditte specializzate. Chissà, se invece di provare a casa i bozzetti per le loro incursioni serali e notturne tanti giovani impiegassero quel tempo per imparare un mestiere, tornerebbero al vecchio e innocuo blocco da disegno, con soddisfazione di tutti, loro stessi inclusi.Maria Grazia De CortiSanitàEsame spostatoe la risposta dell'AsugiEssendo affetta da fibrillazione atriale, il 10 agosto mi è stato prescritto dal medico di base un elettrocardiogramma dinamico con applicazione di Holter con priorità B. Ho provveduto a prenotare l'appuntamento che mi è stato fissato per il 6 settembre presso il Centro Cardiovascolare dell'Ospedale Maggiore. In data 17 agosto il Centro mi contatta asserendo la necessità di spostare l'appuntamento perché, testualmente "non avevano le macchine" (suppongo intendessero l'Holter), proponendomi come alternativa Gorizia o Monfalcone. A prescindere dal fatto che io fossi già in lista a Trieste, al 17 agosto erano già in grado di prevedere che il 6 settembre le "macchine" non sarebbero state disponibili? Tutte occupate? Se questo è l'ennesimo tentativo di dirottarci verso la sanità privata (cui siamo e saremo scientemente destinati) e alla quale mi sono rivolta (non tutti però sono economicamente in grado di accedervi), devo mestamente riscontrare che nemmeno in questo caso ho risolto il problema. Dopo varie telefonate, sono riuscita non solo a non avere un appuntamento, ma nemmeno a ottenere delle informazioni basilari da parte di un operatore di una nota struttura triestina e regionale.In assenza di poter ottenere quanto prescritto forse il direttore generale dell'Asugi, dott. Poggiana o l'assessore regionale, dott. Riccardi sarebbero in grado di fornirmi dettagli in merito o perlomeno a quale entità possa rivolgermi per ottenere quanto prescritto? RNLa risposta dell'Asugi:La signora aveva un appuntamento il 6 settembre prossimo che per imprevisti motivi tecnico/organizzativi non era possibile soddisfare presso la Sc Cardiovascolare con sede a Trieste. Per tale motivo ci si è subito attivati per riuscire a garantire l'esecuzione dell'esame in tempi rapidi proponendo le disponibilità per le sedi isontine, che l'utente non ha accettato. Il 22 agosto, la signora ha accettato la proposta di eseguire l'indagine programmata per giovedì 8 settembre presso la Pineta del Carso. Il Ssn pur in obiettive difficoltà continua a lavorare al massimo delle sue possibilità e potenzialità per rispondere in ogni caso ai bisogni dei cittadini. Il Direttore Generale Antonio Poggiana