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STEFANO GIANTINNon solo la Serbia, che difende la sua affinità elettiva con la Russia, nazione balcanica dove un 40% della popolazione - secondo gli ultimi sondaggi - sarebbe «felice» di rinunciare all'ingresso nella Ue e di stringere invece una alleanza con Mosca. Non solo la Bosnia-Erzegovina, in stallo a causa delle posizioni filorusse dei serbo-bosniaci. Anche in una parte consistente dell'Europa centro-orientale - in testa Bulgaria, Romania e Ungheria - si cominciano a osservare delle crepe nelle posizioni euro-atlantiche delle opinioni pubbliche dei rispettivi Paesi.È quanto si legge in un importante studio, il "Globsec Trends 2022", prodotto dal think tank Globsec con sede a Bratislava, fra i più autorevoli a livello globale. Globsec Trends dipinge un quadro dettagliato dei Paesi dell'Europa centro-orientale, dove prevale una maggioranza contraria all'aggressione all'Ucraina in un contesto di forte, convinto sostegno a Ue, Nato e Usa. Ma dove si vedono anche «allarmanti buchi», soprattutto in nazioni dove la propaganda filorussa ha avuto campo libero negli ultimi anni. E dove le «distorte visioni» di nutrite minoranze potrebbero essere sfruttate in modo spregiudicato e pericoloso, da «leader autocratici e populisti», soprattutto in momenti di crisi economica, si legge nello studio.È questo ad esempio il caso della Bulgaria, dove il 38% dei cittadini vorrebbe oggi uscire dalla Nato - «unico Paese dove la percentuale è aumentata nell'ultimo anno» - e dove il 57% del campione intervistato «non considera la Russia una minaccia alla sicurezza» nazionale, mentre il 30% considera Mosca come «il partner strategico più importante», informa Globsec nel rapporto. E intanto la vicina Romania è «l'unica nazione» dell'Est «dove il sostegno all'orientamento geopolitico» pro-occidentale «è calato, dal 43% dell'anno scorso al 27%» attuale. A Bucarest inoltre il 22% della cittadinanza ritiene che «la Russia avesse il diritto di invadere l'Ucraina», mentre il 26% giudica l'Occidente come il «responsabile della guerra», perché avrebbe «provocato la Russia». È più o meno la stessa percentuale che Globsec ha rilevato anche in Slovacchia e Bulgaria. L'Ungheria intanto ha registrato anche la percentuale più bassa di persone (solo il 23%) che «sostiene l'Ucraina» nella Ue e nella Nato, mentre una maggioranza assoluta (il 63%) la preferirebbe neutrale. Certo, la maggioranza - si evince dal rapporto - rimane pro-Ue, pro-Nato e si sente parte dell'Occidente, anche se questi sentimenti sono sicuramente molto più vivi nei Paesi baltici e in Polonia, fieramente antirussi e filo-occidentali.Come leggere questa cesura? Quei dati dicono che «la regione non deve essere vista come una cosa sola: ci sono dinamiche politiche, sociali, economiche e di informazione diverse, che influenzano i percorsi dei singoli Paesi», spiega Dominika Hajdu, Policy director al Centre for Democracy & Resilience di Globsec. E in più, suggeriscono che «in alcuni Paesi le narrative e la propaganda pro-Cremlino, semplificata dalla frase "l'Occidente è responsabile per la guerra", risuonano» forti. Ed è «pericoloso», continua, perché «la gente che ci crede è più disposta a votare per politici che diffondono questa narrativa e che poi forgiano il panorama politico e potenzialmente anche la politica estera. E questo - chiosa Hajdu - può essere osservato oggi nel caso dell'Ungheria, che blocca gli sforzi verso la fine della dipendenza energetica dell'Europa da Mosca». --© RIPRODUZIONE RISERVATA