Il 118 diviso per province Sul tavolo vantaggi e costi dalle risorse al personale
Diego D'AmelioScelgano i tecnici la soluzione per la Sala operativa 118, non è questione di soldi, dice il vicepresidente Riccardo Riccardi. Tra mantenimento della centrale unica Sores e creazione di altre due poli a Trieste e Pordenone, la spesa aumenta di 2,5 milioni su un bilancio della sanità regionale da 2,4 miliardi all'anno. La scelta dovrà concentrarsi sul miglior modello organizzativo, anche se nella riunione di Palmanova di due giorni fa non è stato chiarito come si arriverà alla decisione. La giunta non rilascia commenti, l'Arcs considera meritevoli di valutazione il modello unico e quello tripartito, i partiti si destreggiano (con qualche imbarazzo) su un aut aut che tocca il nervo delle comunità. Quanto costa il sistema che gestisce le telefonate per l'emergenza sanitaria lo ha chiarito l'Arcs nell'incontro fra tecnici. Oggi la Sores assorbe 2,6 milioni all'anno e il lavoro di 42 infermieri. Nelle slide proiettate nell'incontro fra Riccardi, i vertici di Arcs e i responsabili medici emerge che il costo annuale delle tre centrali salirebbe a 5,1 milioni (più un investimento iniziale di 1,6 milioni). La spesa si ferma a 3,7 milioni annui aggiungendo la sola centrale triestina e arriva a 6,6 con quattro strutture provinciali. Lo studio evidenzia come elemento negativo il fatto che al crescere del numero di centrali aumentano i problemi di gestione dei soccorsi in luoghi che si trovano al confine delle diverse aree di competenza. Allo stesso tempo, però, ci sarebbero più postazioni attive contemporaneamente: la nuova centrale unica ne avrebbe 10 (contro le 12 attuali), con tre centrali si arriverebbe a 17 operatori attivi, con tempi di risposta più brevi. Servirebbe più personale. I 42 operatori della Sores (tutti infermieri) diventerebbero 52 con due centrali, 70 con tre e 89 con quattro. La giunta chiede ai tecnici di decidere. Il direttore di Arcs Giuseppe Tonutti, appena trasferito a Pordenone, pare volersi togliere un sassolino dalla scarpa: «Ho iniziato questo lavoro, ora si procede come deciderà il vicepresidente. Ho condotto l'ultima riunione, già convocata da me, ma ora il pallino ce l'hanno in mano altri, io potrò dare una mano». A continuare l'opera sarà il successore Joseph Polimeni, che ha già indetto una nuova riunione per il 26 maggio. Ci saranno i primari di Pronto soccorso, 118 e Anestesia, ma anche i responsabili delle professioni infermieristiche e sanitarie. Il tavolo sarà composto da una cinquantina di professionisti, che dovranno trovare un accordo: centrale unica corretta o tre centrali 118 incardinate sulle Aziende di Trieste-Gorizia, Udine e Pordenone. Riccardi non rilascia dichiarazioni in merito da giorni e nel centrodestra si trova tutto il ventaglio delle posizioni. Il leghista Mauro Bordin è attendista: «Giusto vedere i dati e decidere senza pregiudizi, su una questione legata alla qualità e non al costo: aspettiamo la Commissione», quando a fine mese Riccardi presenterà le opzioni. L'azzurro Giuseppe Nicoli prende pure lui tempo: «Prima di dire se una o tre centrali, bisogna fare i conti con risorse e personale, ma le problematiche ci sono e vanno risolte». Il patriota Claudio Giacomelli è per le tre centrali: «La scelta non è solo tecnica ma anche politica. Siamo sempre stati perplessi sulla centrale unica introdotta dal centrosinistra. Ringraziamo Riccardi per aver predisposto lo studio rispondendo alla mozione di Fdi». Di segno opposto il civico Mauro Di Bert: «Progetto Fvg deve ancora discuterne, ma a livello personale credo sia meglio una sola centrale con linee di servizio omogenee. Bene Riccardi quando dice che i costi sono secondari davanti alla salute». Walter Zalukar, battitore libero nel centrodestra, critica il vicepresidente: «I tecnici saranno perplessi se, dopo anni di decisioni monocratiche, Riccardi dice "fate voi". Non sa più che pesci pigliare. La centrale deve conoscere il territorio su cui opera: ne servono 4». Il Pd da una parte critica la giunta e dall'altro difende la centrale unica voluta dalla giunta Serracchiani. Il segretario regionale Cristiano Shaurli parla di «sanità allo sbando con Riccardi novello Ponzio Pilato che dice "decidano i tecnici": in particolare quello allontanato a furor di popolo da Pordenone (Polimeni, ndr). Prima voleva una centrale, poi forse due, ma non si può lasciar fuori Pordenone. Tutto e il contrario di tutto». I dem sono per la soluzione unitaria, spiega Roberto Cosolini: «Mi stupisce a fronte dei numerosi episodi di ritardi che i problemi possano dipendere da dove è collocata la centrale telefonica. E se i problemi fossero altri: meccanismi organizzativi da rivedere o carenza di personale sul territorio?». All'opposizione il M5s tifa da sempre per lo spacchettamento della Sores: «Serve una seconda centrale di backup - dice Andrea Ussai - e qualunque decisione sarà comunque tardiva. La maggioranza aveva promesso che avrebbe modificato il precedente modello, senza modificare niente. La nostra idea è che debbano esistere le centrali aziendali, facendo finire lo scaricabarile». --© RIPRODUZIONE RISERVATA