Tutti contro Petrocelli dimissioni a valanga se ne va anche Salvini

la polemicaFrancesco Olivo / ROMASe non se ne va il presidente, se ne vanno quasi tutti i membri, compreso Matteo Salvini. Il presidente della Commissione esteri del Senato Vito Petrocelli resiste, le sue posizioni esplicitamente filo Putin lo rendono, secondo la gran parte dei parlamentari, incompatibile con il suo ruolo, ma non ha alcuna intenzione di lasciare il posto: «Non mi dimetto perché sento di rappresentare la Costituzione e la volontà degli italiani», scriveva ieri sui social, solo contro tutti. I senatori studiano il modo per far sì che un tifoso della Russia non rappresenti più la commissione. Ma la volontà, quasi unanime, non basta e così si studia il regolamento. Per prima cosa si è dimessa la vicepresidente, Laura Garavini di Italia Viva, che con una lettera al suo capogruppo Davide Faraone ha annunciato la mossa. Ma non basta, per rimuovere il presidente serve «un fatto concreto», secondo la presidenza del Senato, che ha ascoltato il parere della Giunta del regolamento, e per provocalo si potrebbe arrivare le dimissioni in blocco dei membri della commissione. Secondo fonti parlamentari tutti sarebbero pronti a questo passo, con l'eccezione di Emanuele Dessì, ex grillino, oggi nelle fila del nuovo gruppo Cal. A quel punto se i partiti si rifiutassero di sostituire i dimissionari verrebbe a crearsi quel «fatto concreto» che serve per lo scioglimento della commissione. Il ragionamento: come si fa a restare senza un organo così importante nel mezzo di una guerra in Europa? I regolamenti sono oggetto di studio, la presidente Maria Elisabetta Casellati nei giorni scorsi ha ricevuto due lettere, una dai membri della commissione Esteri e l'altra dal presidente della Commissione Affari europei, con l'intenzione di risolvere la questione. Oggi potrebbe essere il giorno decisivo, i messaggi di condanna per le posizioni di Petrocelli si moltiplicano. Oltre a quella dei componenti di Pd, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Italia Viva, ieri sera è arrivata anche quella di Pier Ferdinando Casini, l'ex leader dell'Udc, che fa capo al gruppo delle Autonomie. Ma il presidente non ha intenzione di mollare: «È senza ritegno», dice Ettore Rosato, di Italia Viva. I senatori del Pd hanno rimesso il mandato nelle mani della capogruppo Simona Malpezzi. Anche la Lega ha deciso di compiere il passo: «La commissione Esteri non merita di rimanere ostaggio di un presidente sfiduciato che ne impedisce la piena funzionalità», si legge in una nota del Carroccio. Fra loro c'è anche Salvini, che nega di voler partire per Mosca e si allinea: Petrocelli non può restare oltre. Tutti d'accordo insomma, ma Fratelli d'Italia sottolinea qualche ambiguità, visto che che per oggi è convocata una riunione della commissione: «La maggioranza a parole chiede dimissioni di Petrocelli - dice il senatore Francesco Zaffini - ma poi garantisce numero legale». --© RIPRODUZIONE RISERVATA