Prodi: «Iniziativa giusta, utile e urgente E la città merita di avere quel ruolo»
L'intervistaElisa ColoniTrieste luogo simbolo della pace e della collaborazione con i Balcani? «È la città italiana che avrebbe questo ruolo: ogni iniziativa volta a facilitare il dialogo e la collaborazione con quell'area, e al suo interno, è utile e urgente. Oggi più che mai: bisogna stringersi più di quanto non si è fatto finora. E questa iniziativa, se si trasformasse in realtà, nei modi giusti, sarebbe una gran bella cosa».Ne è convinto Romano Prodi, professore, economista, ex premier ed ex Presidente della Commissione europea, profondo conoscitore delle dinamiche europee e degli scenari internazionali, a partire proprio dall'area balcanica. Un europeista autentico e più che convinto, grande protagonista dell'allargamento dell'Unione europea a Est nel 2004. Un Est che, oggi più che mai, vive l'orrore della guerra e delle lacerazioni profonde, con il rischio che la conflittualità tra Russia e Ucraina possa estendersi e accendere altre micce. Spesso infatti si parla, e non a caso, della polveriera dei Balcani, situati a pochi passi da noi, da Gorizia e Trieste, che più di qualsiasi altri territori in Italia sono osservatori privilegiati sul vicino Oriente. Questa la base di partenza dell'idea del sindaco Roberto Dipiazza di realizzare nel capoluogo regionale un evento, annunciato ieri a Roma al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che coinvolga i Presidenti di Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Macedonia, Montenegro, Kosovo, consolidando il ruolo di Trieste come città della pace, del dialogo, della cooperazione internazionale. Presidente Prodi, questa idea le piace?«Mi pare una gran bella cosa, oltre che utile. Questi incontri, infatti, hanno un alto valore simbolico, perché oggi più che mai bisogna stringersi, molto più di quanto non si è fatto finora. Disponiamo di forme di cooperazione che non sono ancora sfruttate, quindi questo mi sembra un bel messaggio, non solo di pace, ma anche di collaborazione attiva. Poi, certo, bisogna vedere come lo si fa, chi si coinvolge, quali saranno le modalità organizzative scelte, ma l'idea di partenza è buona e Trieste è certamente la città giusta». Trieste vuole ambire a diventare una sorta di città della pace che guarda a Est, dopo decenni di drammi e tensioni.«Trieste avrebbe infatti questo ruolo, certamente. Che è simbolico, ma anche pratico: per com'è oggi la situazione nell'area balcanica, simili iniziative non possono che aiutare il riavvicinamento».Com'è la situazione oggi nei Balcani e quali le conseguenze possibili legate alla crisi in Ucraina?«I Balcani ancora non sono inseriti nell'ambito europeo, e secondo me questo è un atto di colpevole ritardo. Per questo motivo insistere oggi spingendo ogni forma di collaborazione è doveroso e impellente. Personalmente ho vissuto molto male il momento in cui venne rinviato l'inizio del negoziato con Albania e Macedonia del Nord, quindi lei può capire quanto sarei contento se riprendesse qualsiasi forma di dialogo e collaborazione. Era un tema già decisamente urgente prima, figuriamoci oggi con l'Ucraina».Trieste è di fatto una finestra sull'Est Europa. Negli ultimi anni il Presidente Mattarella è stato protagonista di gesti e processi epocali sul fronte della riconciliazione con la Slovenia dopo anni complessi...«Fortunatamente siamo già riconciliati, ma adesso è il momento di spingere sulla collaborazione e lavorare ancora di più assieme. E conta tutto, anche sul piano simbolico».Dal punto di vista simbolico la stretta di mano tra Sergio Mattarella e il Presidente sloveno Borut Pahor ha pochi eguali...«Sono gesti forti, hanno un alto valore simbolico e soprattutto popolare, che è importante». --© RIPRODUZIONE RISERVATA