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n una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo bisogna ricorrere a soluzioni di emergenza. Ma pianificare le decisioni di lungo termine sulla scia dell'emergenza è sbagliato. Nel brevissimo anche noi faremo alcune scelte, il carbone è solo un tampone. Ma stiamo lavorando sul medio-lungo periodo. La traiettoria della transizione energetica è già tracciata, in Friuli Venezia Giulia lavoreremo a testa bassa per il massimo efficientamento del settore idroelettrico nella zona di Somplago. E a Monfalcone per abbandonare il carbone e passare a un impianto a gas, all'avanguardia e ad alto rendimento, pronto per un blending metano/idrogeno».Barra a dritta sulla transizione energetica, Lorenzo Giussani direttore della Business unit generazione e trading e presidente di a2a Energie future lo ribadisce per il Nordest. Soprattutto a Monfalcone dove a causa della crisi energetica, su richiesta di Terna dopo le indicazioni del governo e del ministero dello Sviluppo economico (Mise) la centrale termoelettrica a carbone (due i gruppi che producono elettricità per un totale di 320 megawatt) è stata riaperta per la seconda volta.«Il 21 marzo abbiamo iniziato a funzionare con un gruppo - conferma Giussani - in realtà speriamo di non dover andare avanti tanto. Stiamo contrattando altre forniture di carbone, che come il gas è schizzato di prezzo. Anche perché il carbone russo non è più comercializzabile».Si è passati infatti dai 70-80 dollari alla tonnellata a 120 nel 2021 fino a oltre 140 in questi mesi. a2a comunque intende proseguire con la riconversione della centrale a carbone. «Un impianto, quello attuale a carbone, che rispetta tutti i requisiti ambientali - precisa Giussani - gestito in maniera puntigliosa e rispettoso ben oltre i limiti di legge».Il problema è che secondo i piani di a2a avrebbe dovuto essere chiuso ben prima del 2025, con una nuova centrale a gas in funzione già dal 2024-2025. «Nostro malgrado abbiamo dovuto far funzionare nuovamente l'impianto che era spento - conferma il direttore - e che resterà a disposizione delle necessità di energia del Paese nei prossimi mesi. Avevamo detto a Terna e al Mise che Monfalcone non era più in attività e che si andava verso la riconversione. Ci hanno risposto che non potevamo decidere noi, che si tratta di un servizio pubblico e che per ora non potevano far a meno dell'impianto a carbone». Questo vale per Monfalcone ma anche per le altre centrali ancora attive in Italia diventate essenziali per superare una crisi energetica che rischia di diventare catastrofica. Garantiscono il 5% dell'elettricità con una potenza di 7 mila megawatt.«Purtroppo il panorama attuale è un vero macello - continua Giussani - visto che il gas russo che arriva in Italia garantisce il 40% del fabbisogno nazionale. Ora i prezzi sono schizzati alle stelle da 15-20 euro a metro cubo agli attuali 116». E nemmeno la situazione ambientale sta dando una mano. a2a in Fvg gestisce le centrali idroelettriche di Ampezzo (62 Mw) e Somplago (173 Mw). L'acqua utilizzata per produrre energia arriva dal fiume Tagliamento e dai suoi affluenti e viene restituita all'ambiente con le stesse caratteristiche. «Quest'anno ha nevicato poco, abbiamo una carenza idroelettrica - conferma Giussani - se viene meno questa energia il resto viene coperto dal gas. Mediamente negli ultimi 10 anni la produzione in Fvg era di 143 gigawatt nei primi 3 mesi dell'anno. Quest'anno ne prevediamo solo 75. L'altezza del manto nevoso tradotto in acqua è del 29 percentile rispetto ai normali 50. Uno dei nostri invasi, il Lumiei, nella media raggiungeva i 943 metri, ora siamo a 937. Solo 16,8 milioni di metri cubi contro una media di 22. Un problema per il Fvg ma anche per il resto delle Alpi».Secondo Giussani in questo settore «gli operatori vedono nebulosità» e sarebbe bene «lavorare a testa bassa» per l'efficientamento. E contemporaneamente «alle pre-condizioni per arrivare al traguardo della transizione energetica in maniera intelligente». «Dobbiamo massimizzare la produzione - continua - per ora ci sono gli impianti a carbone, poi fare ragionamenti su altre forniture per il gas per tamponare l'emergenza. Speriamo che prima o poi anche la situazione con la Russia si sblocchi: c'è grande timore sull'interruzione delle forniture. Si dovrà autorizzare nuovi impianti da fonte rinnovabile, di rigassificazione con Gnl, di accumulo con batterie. E bisognerà chiedere alle persone di abbassare il riscaldamento. L'Italia non ha tanti spazi, ma può usare intelligentemente quello che ha». Il periodo più a rischio inizierà dall'autunno, bisognerà capire se saranno ristabiliti gli stoccaggi di gas e a quale prezzo.Per Monfalcone il futuro è già delineato. a2a punta a investire 400 milioni per riconvertire la centrale (da carbone a gas) che avrà una potenza di 850 megawatt, un rendimento elettrico del +63%, riduzioni del 100% di ossidi di zolfo e polveri, -76% di quelle di azoto e -64% di CO?. «Un impianto a ciclo combinato con tecnologia classe H di ultima generazione - spiega Giussani - gli impianti attuali hanno un rendimento del 50-55%, quello di Monfalcone il 64-65% che è clamorosamente di più. Un impianto all'avanguardia pronto a un blending con idrogeno». Per ora il 30%, ma a2a punta a un futuro con il 100%. «Il percorso è segnato - conclude - e c'è la possibilità di abbandonare il carbone. L'iter autorizzativo della nuova centrale è alle battute finali. In febbraio si è svolta la conferenza dei servizi e la Regione Fvg ha dato parere favorevole. Non il Comune di Monfalcone, un peccato, siamo disponibili a ragionare sul progetto. Manca solo l'atto del ministero e l'intesa finale della Regione. Abbiamo concluso pure l'iter del capacity market a un prezzo congruo. Siamo pronti a partire con la transizione energetica». --© RIPRODUZIONE RISERVATA