Contagiati oltre 1.200 sanitari Ospedali in difficoltà per i turni
Marco BallicoSono 1.248 gli operatori sanitari, tra Ssr e residenze per gli anziani, che hanno contratto il coronavirus in Friuli Venezia Giulia da metà marzo. Tre settimane e mezzo in cui la nuova impennata della curva del contagio ha riguardato inevitabilmente anche medici, infermieri, operatori socio sanitari e amministrativi della sanità regionale. Un evidente effetto della variante Omicron, sia 1 che 2, con numeri alti anche ieri: 51 le infezioni contate in corsia e negli uffici (18 in Asugi, 24 in AsuFc, 6 in AsFo, due al Burlo, una in Arcs), 16 tra gli operatori al lavoro nelle case di riposo, 23 tra gli ospiti (sette a Muggia, sei a San Giorgio di Nogaro, informa la Regione). Un quadro che emerge dai bollettini quotidiani di Piazza Unità. A partire da lunedì 14 marzo fino a ieri, gli enti del Ssr sommano 941 contagi e di questi 369 sono di infermieri, il 40% del totale. Nel dettaglio, il dato più alto è dell'Azienda Friuli Centrale (395 positivi, di cui 165 infermieri), quindi Asugi (308 positivi, 125 infermieri) e Friuli Occidentale (159 positivi, 62 infermieri). Non mancano i casi tra il personale del Burlo (35), del Cro (34) e pure dell'Agenzia regionale di coordinamento per la salute (10).Una situazione che preoccupa soprattutto per le assenze sul posto di lavoro, come hanno osservato nei giorni scorsi il responsabile della task force anti Covid Fabio Barbone e il primario del 118 triestino Alberto Peratoner. «Purtroppo, il fenomeno dei sanitari contagiati è consistente e ha condizionato e sta condizionando la programmazione e le attività nelle strutture sanitarie - osserva anche il vicepresidente con delega alla Salute Riccardo Riccardi -. Sappiamo che il vaccino blocca la malattia e non l'infezione e ciò determina un contagio che ovviamente continua ad essere importante in un sistema in cui i lavoratori sono sottoposti alle periodiche attività di screening. Tutto questo - prosegue Riccardi - determina l'incertezza per le attività di recupero che le aziende avevano organizzato. Contiamo ora in una riduzione dell'infezione, perché soltanto con numeri più bassi potremo garantire una normalità che manca ormai da oltre due anni». Si ritrovano con il virus pure i sanitari impegnati nelle case di riposo. Nello stesso arco di tempo preso in considerazione, 14 marzo-6 aprile, sono stati 307, curiosamente lo stesso dato degli ospiti. Si tratta in ogni caso di cittadini sostanzialmente tutti vaccinati con la terza dose, e dunque per larga parte asintomatici.Il trend del virus è intanto in una fase di stabilità. I 1.133 positivi registrati ieri (401 da tampone molecolare su 4.572, 8,8%; 732 da test rapido antigenico su 5.756, 12,7%) aggiornano al -0,2% il confronto della somma casi degli ultimi sette giorni rispetto ai sette precedenti. La fascia d'età più colpita è quella tra i 50 e i 59 anni (18,1%), seguono la 40-49 (16,2%) e la 30-39 anni (14,1%). Nell'ultima settimana il contagio ha colpito in particolare la provincia di Gorizia, che ha ora un'incidenza di casi settimanali pari a 659 ogni 100.000 abitanti, appena sotto quella di Trieste (665). Seguono Udine con 622 e Pordenone con 472. Nella stessa settimana, nel sistema ospedaliero i pazienti Covid in terapia intensiva sono calati da 9 a 4, quelli assistiti nei reparti ordinari sono invece aumentati da 130 a 136. Le vittime comunicate ieri sono quattro: un uomo di 93 anni e una donna di 90 di Trieste, una donna di 90 anni di Torreano e un uomo di 83 di Pavia di Udine. --© RIPRODUZIONE RISERVATA